Il D-Day, lo sbarco in Normandia degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale - Prima parte

di Gianluca Turconi

Il D-Day, lo sbarco alleato in Normandia nella Seconda Guerra Mondiale - Parte prima: la preparazione tedesca. Le democrazie piene di chiacchiere, come le aveva definite Hitler, compiono un'impresa al limite dell'incredibile: organizzano un'invasione che mai in precedenza, né poi in seguito, impiegò così tanti uomini con un unico scopo: liberare l'Europa. Scopriamo le azioni storiche cruciali da usare come punti di digressione per opere di storia alternativa.

Tutto tace!

Il 18 Maggio 1944, l'Oberbefehlshaber West (Comandante supremo del Fronte Occidentale ) Generale Gerd von Rundstedt passò tutta la giornata in trepidazione. Su oltre seimila chilometri di costa atlantica occupati dalla Germania, a partire dalla Norvegia fino alla regione di Bordeaux in Francia, le truppe della Wehrmacht erano state allertate. I servizi d'Intelligence tedeschi avevano comunicato nei giorni precedenti che il 18 sarebbe stata la data dell'attacco alleato. La giornata si era presentata come ideale per un'invasione: marea alta, mare calmo, cielo limpido e terso come in piena estate. Se gli angloamericani avessero attaccato, il Dio del tempo sarebbe stato certamente con loro. Von Rundstedt, come tutti gli altri generali dell'OKH (Ober Kommand Heeres, Comando supremo dell'esercito), sapeva con inspiegabile certezza che qualunque fosse stata la data prescelta dagli alleati, quel giorno la Germania avrebbe combattuto per la propria sopravvivenza.

Da sinistra a destra, i generali tedeschi Balskowitz, Rommel e von Rundstedt - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikipedia

Da sinistra a destra, i generali tedeschi Balskowitz, Rommel e von Rundstedt - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikipedia

Le ore trascorsero lente nell'attesa di un segnale dal mare o dall'aria che annunciasse l'inizio di quella che in seguito si sarebbe scoperta essere l'operazione Overlord. Nulla accadde. Arrivò il tramonto e Von Rundstedt anziché rallegrarsi per lo scampato pericolo si adirò profondamente per l'inefficienza dei gruppi d'informazione in Inghilterra. La proverbiale calma di questo militare di carriera scomparve per alcuni minuti, trasformandosi in un torrente in piena che riversava maledizioni e improperi su tutti i componenti del suo staff. Effettivamente, la sua inquietudine era più che giustificata. I servizi segreti del Terzo Reich fin dall'inizio del 1944 avevano rilasciato innumerevoli comunicati con cui, di volta in volta, designavano come probabili località di sbarco la Norvegia, la Zelanda nei Paesi Bassi, le bocche della Schelda in Belgio, la regione intorno a Brest in Bretagna e persino la neutrale Spagna che con i propri porti poteva garantire un veloce rifornimento delle truppe alleate. Tutti gli allarmi si erano rivelati infondati. L'unica notizia certa era che in Gran Bretagna si stava preparando qualcosa di grosso. Del resto, era davvero impossibile non notare il monumentale spostamento di truppe tra gli Stati Uniti e l'isola d'Albione. Nel giro di 3 anni, le forze armate americane erano passate da un contingente di 170.000 uomini a più di 7.200.000, di cui ben il 60% impiegato in Europa.

Naturalmente, le truppe potevano servire per rinforzare la testa di ponte creata in Italia che era rimasta impantanata alle porte di Roma (liberata solo il 5 Giugno 1944), ma nessuno tra i generali d'alto rango credeva a quest'ipotesi. La Francia era il vero obiettivo. Radio Londra tempestava continuamente di messaggi il territorio occupato e si sapeva che buona parte di essi era diretta ai maquis, i partigiani francesi. L'aumento d'attività delle forze di resistenza clandestine, segnalava una volontà superiore di destabilizzare le retrovie tedesche in Francia e quale motivazione ci poteva essere per simili azioni se non un'imminente invasione? Eppure rimanevano due punti oscuri, entrambi fondamentali: dove e quando l'invasione avrebbe avuto luogo? Hitler aveva definito gli Stati Uniti e la Gran Bretagna due "democrazie piene di chiacchiere", eppure nessuno era riuscito a carpire un segreto che invece non avrebbe dovuto essere tale. Alcuni arrivarono a pensare che fosse tutto un bluff, o al più che ci si trovasse di fronte a un'altra azione dimostrativa come quella avvenuta nel 1942 in prossimità di Dieppe, dove delle unità canadesi si erano fatte massacrare dopo un avventato sbarco sul suolo francese.

Von Rundstedt non era tra gli ottimisti. Egli era conscio della forza degli alleati e delle debolezze dei tedeschi. Aveva passato troppi anni nell'esercito per non accorgersi che la Wehrmacht nel 1944 era semplicemente troppo debole per combattere su tre fronti. In Italia si poteva anche approfittare della conformazione del territorio per condurre una guerra di trincea che favoriva decisamente i difensori, ma il fronte russo... La situazione in Russia era davvero insostenibile. Dopo le mirabolanti avanzate delle estati 1941 e 1942, l'Armata Rossa aveva preso il sopravvento già nei primi mesi del 1943. Grazie agli aiuti materiali americani e a uno spirito di sacrificio unico al mondo, i soldati russi avevano prima impedito la conquista di Mosca e Leningrado e poi duramente battuto i tedeschi a Stalingrado. Proprio la caduta della città del Volga aveva dimostrato che i russi avevano più forza. Non militare, ma probabilmente morale. La difesa della città, con i combattimenti metro per metro persino nelle fognature e il successivo contrattacco vincente avevano delineato le direttive della nuova guerra condotta dall'Unione Sovietica. Non si prendevano più prigionieri, ogni casa difesa doveva essere considerata come la propria. La guerriglia in Bielorussia e Ucraina rendeva insicure le linee di rifornimento tedesche, provocando tanti morti quanto la prima linea. Ancora nel 1943 i Tedeschi avevano lanciato una grande offensiva nella zona di Kursk, ma la reazione dei russi aveva provocato una vera ecatombe tra le forze corazzate nemiche.

Il fronte russo era una specie di aspirapolvere. Reclamava in continuazione nuovi soldati. La Wehrmacht nel 1943 era arrivata ad avere circa 3.500.000 uomini a oriente, per mantenere una linea di continuità che andava da Leningrado al Mar Nero, per 2000 Km. Nello stesso anno, 2.086.000 soldati (tra morti, feriti, malati e assiderati) erano stati messi fuori combattimento in Unione Sovietica. I giovani reclutati venivano spediti in Russia, mentre i meno debilitati tra coloro che non potevano sostenere più il combattimento nella steppa, ottenevano un'occupazione più tranquilla nelle retrovie, cioè in Francia! Infatti, quelli che avrebbero dovuto affrontare l'invasione in molti casi facevano fatica anche a condurre una vita normale. Si giunse a situazioni davvero assurde, come per esempio la creazione di una divisione, la 70a di fanteria, composta unicamente da uomini sofferenti di dispepsia a cui doveva essere somministrato un rancio speciale per evitare casi mortali di dissenteria. Nessuna resistenza sarebbe stata possibile per la Germania se anche Hitler, finalmente, non si fosse accorto che a Occidente era necessario provvedere a un miglioramento delle truppe.

Von Rundstedt aveva inviato diversi reclami all'OKH fin dalla metà del 1942, ma la situazione in Unione Sovietica era ancora favorevole, i pozzi petroliferi del Caucaso ancora raggiungibili e il Fuehrer non voleva sentir parlare delle debolezze di un fronte secondario come quello francese. Nel 1943 però le dure sconfitte in Russia avevano aperto gli occhi anche a Hitler. Nella direttiva numero 51 del 3 Novembre 1943, egli riconosceva priorità assoluta al rafforzamento delle difese costiere francesi, in vista di una possibile invasione angloamericana. Alla base di questa decisione in contrasto con la precedente condotta di guerra, Hitler pose la necessità assoluta di salvaguardare la Ruhr, cuore industriale della Germania che sarebbe stata facilmente raggiungibile se la Francia fosse stata liberata. A Est, i territori che si potevano cedere all'Armata Rossa senza che un solo soldato russo calcasse la terra tedesca erano ancora sconfinati, mentre a Occidente la minaccia era molto più vicina. Già gli alleati conducevano offensive aeree notturne e diurne su tutte le fabbriche più importanti. Se solo vi fosse stato anche un pericolo via terra, il potenziale industriale tedesco sarebbe stato annullato. Da quella direttiva, la propaganda nazista cominciò a magnificare il cosiddetto "Vallo Atlantico" che era "un'immensa e insuperabile protezione della Fortezza Europa".

Quanto di vero vi era nelle parole della propaganda? Ben poco, a dire la verità. Solo la zona di Calais era stata pesantemente fortificata in aggiunta ai grandi porti di Cherbourg nel Cotentin e di Brest in Bretagna, per il resto il Vallo era rimasto sulla carta. Nel 1942 Albert Speer e la sua organizzazione Todt avevano promesso 15.000 Blockhaus (casematte) sulla costa francese entro il 1 Maggio 1943. Un anno dopo, solo poco più della metà erano effettivamente disponibili. La Wehrmacht era diventata famosa nel mondo per l'abilità con cui aveva condotto la Blitzkrieg, la guerra lampo, nei primi mesi della seconda guerra mondiale. Ora con la povertà di materiale a disposizione, la guerra di posizione sembrava l'unica soluzione. Proprio come l'Impero Ottomano dei Sultani ottocenteschi, così anche la Germania di Hitler nella sua parabola discendente aveva scoperto di non avere più quel magnifico esercito che ne era stato il vanto maggiore e di doversi mettere sulla difensiva per non soccombere.

Le divisioni disponibili in Francia non erano solo o troppo vecchie o troppo provate dal fronte russo, in molti casi non erano neppure tedesche. Hitler all'inizio della guerra aveva solennemente proclamato che "nessuno che non fosse stato tedesco avrebbe portato le armi nella Wehrmacht". Nel Maggio-Giugno 1944, a difesa delle coste francesi, tra il 15 e il 20 % dei soldati non era nato in Germania. Tra questi circa i 2/3 erano Osttruppen (truppe orientali) costituite da uomini delle nazioni orientali alleate o occupate. Nel momento di massima pressione tedesca sulle forze armate sovietiche, Hitler aveva pensato di creare un esercito nazionalista russo. Aveva persino trovato il personaggio adatto a comandarlo, il generale russo Vlassov che dopo essere stato fatto prigioniero e essersi convertito alla causa nazista era rimasto tranquillamente a Berlino ad attendere l'evolversi della situazione. Il tracollo progressivo della Wehrmacht in Russia, aveva reso altamente insicuro utilizzare quelle truppe sul suolo russo. Come si può vedere, la fedeltà alla bandiera tedesca non era la qualità migliore delle Osttruppen. Eppure ci si fidò abbastanza da trasportarle in blocco sul fronte occidentale. A questi "forzati" militari si aggiungevano i Volksdeutschen, soldati originari della Polonia, Curlandia, Cecoslovacchia e delle nazioni baltiche che nel proprio passato potevano vantare degli antenati tedeschi. Era loro concessa la cittadinanza tedesca in prova per dieci anni e come premio per l'onore offerto loro, essi potevano combattere per difendere la Germania... Lo storico G.A. Harrison afferma che nel 1944 in Francia si trovassero soldati di 26 nazionalità differenti con indosso la divisa tedesca. Tra essi anche divisioni di volontari nazisti di Francia (la "Legione") e Spagna (divisione "Azul") che sarebbero diventati famosi come i più crudeli rappresentati delle SS.

Hitler, sebbene già con la mente offuscata dalla paranoia e dalla megalomania, si accorse che una simile accozzaglia di uomini non si sarebbe mai opposta con successo all'esercito alleato. Fu così che le truppe troppo malconce vennero integrate con unità speciali delle SS (Schutzstaffeln, Squadre di protezione) e di Fallschirmjaeger (paracadutisti) del generale Kurt Student. L'improvvisata miscela di anziani disillusi dalla guerra e di giovani fanatici (molti dei quali nati tra il 1925 e il 1928) fu affidata al più famoso dei generali del Reich, Erwin Rommel. Eccellente tattico, come aveva già dimostrato in Africa, egli era ufficialmente agli ordini di von Rundstedt, ma in realtà tendeva ad agire in piena autonomia. Il suo nome doveva servire anche come deterrente. Come avrebbero fatto gli Alleati a forzare il Vallo Atlantico se al comando della sua difesa si trovava il mitico generale dell'Afrika Korp? Rommel però era, forse, ancor meno ottimista di von Rundstedt. Sapeva che tutto l'onere della difesa sarebbe pesato sulla Wehrmacht, perché sia la Luftwaffe sia la Kriegsmarine erano praticamente inesistenti. Addirittura la Marina era ridotta a pochi motosiluranti denominati dagli alleati E-Boat (dove E significa Enemy, nemico, i tedeschi le chiamavano S-bootes cioè Schnellbootes, navi veloci) più adatte alla guerra corsara che non a impedire un'invasione (nota: le piccole imbarcazioni, nonostante le loro dimensioni, furono le sole ad affondare delle navi alleate durante il D-Day). Le formidabili corazzate "tascabili" che erano state lo spauracchio della Royal Navy nei primi mesi di guerra erano ormai inutilizzabili: la Scharnhorst era stata affondata nel 1943, la Gneisenau era semidistrutta nel porto di Gdynia e la temibile Tirpitz era costretta a rimanere nascosta nel Kaatfjord, in Norvegia, dove il rifugio si era trasformato in prigione sotto la continua minaccia dei bombardieri inglesi. La Luftwaffe era solo l'ombra di se stessa. Sul fronte occidentale nel Marzo 1944 vi erano appena 497 aerei pronti per il combattimento. Dei 1000 Me 262 a reazione promessi da Speer e Göring non ve ne era traccia.

I ricci cechi, strutture di difesa metalliche sulle spiagge di Normandia - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikipedia

I ricci cechi, strutture di difesa metalliche sulle spiagge di Normandia - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikipedia.

Il Gruppo di Armate B comandato da Rommel aveva un fronte che andava dalla Danimarca alla Spagna e, evidentemente, un compito impossibile da espletare. Il generale si sforzò per tutto il tempo che gli fu concesso di migliorare le difese statiche. Fece costruire delle Blockhaus improvvisate con il cemento ricavato dalle distruzioni provocate dai bombardamenti alleati, fece posare dai 2 ai 5 milioni di mine su molte centinaia di Km di costa. Inventò anche mezzi di difesa contro le imbarcazioni da sbarco come "i ricci cechi" che altro non erano che rotaie ferroviarie saldate come palizzate. In questo immane sforzo del generale emerge una contraddizione grave con la sua partecipazione al complotto contro Hitler che poi l'avrebbe costretto al suicidio. Egli come soldato continuava a difendere la guerra iniziata dal Fuehrer, ma come tedesco e come uomo aveva compreso che la sopravvivenza della propria patria dipendeva dalla morte del suo capo. Altri generali del fronte occidentale avevano la stessa opinione e parteciparono attivamente all'attentato e al tentativo di colpo di stato successivo: Speidel, Geyr, von Falkenhausen, von Stuelpnagel. Non von Rundstedt. L'odio reciproco con Hitler era forse più grande di quello dei colleghi, ma da soldato educato ai principi militari tradizionali, egli non concepiva la possibilità di insubordinazione e, tanto meno, di aperta disubbidienza al capo dello stato, chiunque fosse. Comunque, tali questioni sarebbe risultate rilevanti unicamente a sbarco avvenuto.

Si può affermare con sufficiente sicurezza che la preparazione delle forze armate tedesche nel giugno 1944 era il massimo che si poteva ottenere nelle condizioni in cui si erano trovati i comandanti. Ciononostante le difese erano scarse e le probabilità di successo degli Alleati erano alte. Eppure, sul mare tutto taceva!

Fonti e letture consigliate:

"D-Day, June 6, 1944: The climactic battle of World War II" di Stephen E. Ambrose, Ambrose-Tubbs, Inc;
"La Seconda Guerra Mondiale" di Raymond Cartier;
"La seconda guerra mondiale" a cura di Cesare Salmaggi e Alfredo Pallavisini, Arnoldo Mondadori Editore.

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