Lacrime nella pioggia

di Giacomo Colossi

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.

(Blade Runner)

1

Uscì di casa e si richiuse la porta alle spalle. Faceva freddo. La gelida nebbia entrava nei polmoni filtrata dalla maschera. In mano aveva una pistola col caricatore pieno. Voleva camminare e se avesse incontrato qualcuno gli avrebbe sparato in testa.

La strada era bagnata e il silenzio assoluto. La mano che teneva la pistola era già di ghiaccio, l'altra era nella tasca della giacca a vento e serrava un silenziatore da dieci centimetri.

La temperatura era così bassa che la nebbia cominciava a cadere come neve, imbiancando tutto.

Estrasse con l'altra mano un auricolare e lo inserì nell'orecchio destro. Col sinistro voleva sentire il resto del mondo malato che le stava intorno. Anche lei era malata, lo sapeva. Tutti lo erano ormai, e l'aria che respirava lo era di più. Ma non le importava ormai.

La città era deserta. Le strade vuote. Blindati militari si muovevano lenti in direzione ovest, guidati da intelligenze artificiali.

Camminava e ascoltava il suo respiro, i suoi passi, e con l'altro orecchio ascoltava musica.

Attraversò una strada sterrata e su un marciapiede vide un animale, sporco di smog e moribondo. Era arrotolato su se stesso nell'erba nera e tremava. Dalla bocca gli fuoriusciva un rivolo di sangue. L'animale appena la vide sollevò lentamente la testa e si lamentò piano. Lei non esitò. Odiava la sofferenza. Agganciò il silenziatore alla pistola, la puntò e sparò.

- Ci vediamo dall'altra parte, amico - disse.

Camminò a lungo e infine rientrò in casa. Non aveva incontrato nessuno. Solo quel povero animaletto. Si disse che il destino li aveva fatti incontrare allo scopo di porre fine alle sue sofferenze. Sulle strade aveva visto molti uccelli morti. Era da molto che non usciva dal suo appartamento-laboratorio e non si ricordava di aver mai visto così tanti volatili al suolo, senza vita. Pensò che le cose stessero andando davvero male.

2

- Non serve a niente! La sequenza è sempre la stessa da giorni, con la medesima narrazione che non ci fa capire nulla. Sembra di stare sulla Terra cazzo! - disse Kry in tono aspro. Si accese una sigaretta e si alzò dalla consolle. Era stanca di vedere le solite scene, la solita camminata nella notte. Non era quello il suo compito.

- Io voglio andare oltre. Lei ci deve dire di più! - sbottò Kry verso Halo.

- Possiamo aumentare la dose di Mem132. Sono umani come noi. Non dobbiamo bruciare le sinapsi che abbiamo riattivato altrimenti...

- Altrimenti un cazzo! E' già morta da trent'anni - urlò Kry.

- Non abbiamo fatto così tanta strada per non sapere niente. Aumenta il Mem132 e appena sarai pronta chiamami. Vado a fumare. Scusami se ho urlato.

***

Il terrazzo era grande, circolare e senza balaustre di protezione. Doveva essere stato una pista di atterraggio per qualche velivolo a decollo verticale. Lei e Halo avevano stabilito lì la loro base, negli ultimi due piani di quell'edificio enorme alto più di cento metri.

Il sole di quel mondo, del tutto simile alla Terra, anche per gli esseri che lo avevano abitato, era alto nel cielo e le scaldava il viso. L'aria ed il fumo le entravano nei polmoni e la sensazione di libertà era totale. Solo il silenzio faceva paura. Il soffio del vento e null'altro, nessun uccello in cielo, solo alcune nubi. Nessun essere vivente. Niente.

Si erano salvati solo gli scarafaggi ed il terreno brulicava di vita. Tutto sarebbe ripartito un giorno. La vegetazione lo aveva già fatto e Kry, girando su se stessa varie volte, osservò quella vasta città invasa da ogni specie vegetale, che cresceva ovunque e si arrampicava sulle alte costruzioni dei nativi. I nativi, pensò. Hanno commesso qualche errore di troppo e l'hanno pagata cara.

Fumò l'ultimo centimetro di sigaretta e si avvicinò al bordo della piattaforma. L'edera era già arrivata fino lì. Gettò il mozzicone nel vuoto e aspirò aria fresca. Era pulita quell'aria. Sana.

3

Ciò che restava di lei (gli esami avevano confermato il genere femmina) erano il suo cranio spaccato, un tratto di spina dorsale ed un pezzo di braccio. Niente tessuti molli tranne nel cranio, dove una parte di cervello era stata riaccesa dalle tecnologie biomediche di Halo. In quel piccolo grumo di materia cerebrale Halo aveva scoperto ricordi di ciò che aveva vissuto molti anni prima, quando era viva.

Era distesa su un letto, connessa con cavi agli elaboratori biologici transizionali di Halo, gli unici in grado di leggere i segnali ancora presenti nel suo cervello quasi estinto.

Halo aveva aumentato la dose di Mem132, portandola vicino ai valori massimi. L'elaboratore aveva fatto rinascere altre sinapsi moribonde ed ora stava raccogliendo dati. I sistemi transizionali, tra non molto, sarebbero stati pronti per l'output. Halo era in attesa e Kry stava per arrivare.

4

Faceva freddo. Mise la pistola in tasca, insieme alle mani. Superò tre alberi e scrutò verso la stazione. Era vuota.

Le luci erano quasi tutte spente. Un colpo di tosse le ricordò che sarebbe morta di polmonite. Nessun ospedale funzionava. Sarebbe morta a casa o in strada, come un cane. Si sarebbe sparata un colpo in testa, molto probabilmente. Prese il telefono da una tasca dei pantaloni e controllò il segnale. Nulla. Non funzionava più nulla. Lo gettò via.

Prima di uscire di casa aveva cercato notiziari ma non aveva trovato niente. Il mondo era muto. Quanti erano gli ancora vivi?

Sua figlia era morta. I suoi genitori anche. Tutti i suoi amici.

Purché sono ancora viva ? - si chiese.

Non aveva alcuna risposta a quella domanda. Immaginava soltanto che il caos, quell'insieme di eventi ancora non inquadrabili in equazioni, avesse in serbo per lei altri giorni di lenta agonia psicologica, fisica, emotiva.

Bastardo figlio di puttana, pensò.

***

Se voleva capire qualcosa doveva andare al CRS, in periferia, a sud della città. Ma a piedi ci voleva troppo tempo e faceva freddo. Alla stazione sapeva che avrebbe potuto trovare mezzi di spostamento elettrici. Incominciò a camminare più velocemente ed arrivò ansimante alla stazione. Tutta la distruzione che vide intorno a sé confermò le sue più cupe ipotesi.

Infatti non trovò altro che ruderi e rottami. I mezzi elettrici erano a pezzi. Solo un monopattino con poca autonomia energetica era funzionante.

***

Si tolse la mascherina e tossì forte. Gocce di sangue le schizzarono sulla mano. I polmoni le si infiammarono. Si fermò e respirò lentamente, appoggiando le mani alle ginocchia. Estrasse un erogatore giallo dalla tasca dei pantaloni e ne inalò più volte il contenuto.

Ormai è questione di giorni, si disse. Voglio capirci qualcosa. So del virus e delle sue mutazioni. Ma non mi basta. Sono l'ultima persona viva in questo cazzo di mondo?

Tossì di nuovo, si asciugò le labbra sporche di sangue, gettò la mascherina sull'asfalto e ricominciò a muoversi sul monopattino. Il freddo si era fatto atroce, ma era solo una sensazione, perché non stava bene. Aveva la febbre alta.

***

Al CRS ci arrivò sfinita. La luce, in periferia, era quasi inesistente. Accese una torcia elettrica ed oltrepassò il cancello aperto. Da alcune finestre di quel basso edificio squadrato uscivano tenui bagliori. Si soffermò un attimo ad ascoltare il silenzio che la circondava ed accese una sigaretta. Tossì subito, ma continuò a fumare e a tossire.

L'ingresso era buio, ma le porte erano aperte. Tre gradini per salire e varcare la soglia del posto dove avevano isolato il virus per la prima volta.

Non sapeva bene perché fosse andata lì. Cercava risposte a domande che si faceva da quando tutto era iniziato. L'influenza, un virus nuovo, i milioni di morti, poi miliardi, il coprifuoco, i cambi di governo, i militari per le strade, le mutazioni del virus, i vaccini inutili, le sommosse popolari, le rappresaglie militari, le guerre per i vaccini, l'oblio della ragione, le atomiche, la dittatura e la fine di tutto. Questo virus ci fotterà tutti, le aveva detto sua madre anni prima.

Era accaduto davvero.

5

Kry guardò Halo.

- Tutto qui ? - disse.

- Sì - rispose Halo piccata. Era stanca di essere giudicata da una che nemmeno conosceva la chimica biologica transizionale.

- Ma cazzo! - urlò Kry.

Halo si accese una sigaretta e pensò che ne aveva piene le palle di come veniva trattata da quel militare del cazzo. Era da un po' che non la sopportava più, ma ora il limite era colmo.

Con estrema freddezza disse:

- Hai rotto Kry. Non sai niente di quello che sto facendo. Sono l'ufficiale scientifico e tu non sai un cazzo. Siamo lontane da casa e credi di dovermi ancora dare ordini, nel modo sbagliato. Io sono lo scienziato di bordo, quello che fa la differenza, ricordalo! Tu sei un colonnello che pensava chissà cosa. Pensavi di far carriera con una missione come questa? Scordatelo! Siamo dieci anni luce distanti da casa e forse non ci torneremo mai più. Piantala di trattarmi di merda! Senza di me non arrivi da nessuna parte, mentre io senza di te posso fare tutto, perché so anche pilotare sto cazzo di vascello che ci ha portate qui. E' chiaro?

Kry la guardò con occhi gonfi di rabbia ma poi si calmò. Halo aveva detto la semplice verità. E lei sapeva che si stava comportando male, e sapeva anche il perché. Forse le doveva dire che aveva paura? Di non tornare, di non scoprire nulla, di aver buttato la sua vita tra il viaggio di andata e ritorno da quel pianeta che avrebbe dovuto diventare il loro secondo pianeta ma non lo sarebbe mai diventato. Disse solo scusami e se ne andò nel suo alloggio.

Halo le rispose subito, non voleva lasciare nulla in sospeso:

- Io ti scuso e ti voglio bene. Ma devi stare calma. Se non ce la faremo esiste sempre casa nostra. E ci ritorneremo, forse, in un modo o nell'altro. Se riparte la nave.

***

Kry quella notte elaborò un piano. Più che un piano una idea. Alle quattro del mattino, ancora sveglia, andò nella stanza di Halo e la trovò collegata al computer della loro nave.

- Non dormi nemmeno tu - disse Kry ad Halo.

- No, dormo pochissimo e sto in piedi con le pasticche rosse, per ora - rispose Halo.

Era intenta a studiare le rotte e le equazioni che le avevano portate lì. C'era qualcosa che le sfuggiva. Nello stesso tempo cercava di progettare un modo per poter tornare indietro, a casa, ma le telemetrie registrate dai computer di bordo le sembravano sbagliate.

Forse era la stanchezza. Non era più così precisa e puntuale. Doveva riposare. Dormire.

- Mi è venuta una idea - disse Kry accendendosi una sigaretta.

- Ce l'hai una vodka ? - continuò Kry dirigendosi verso il frigo della stanza di Halo.

- Serviti pure, e porta la bottiglia, perchè dobbiamo parlare, non solo della tua idea - rispose Halo.

***

Kry si sedette di fronte ad Halo con la bottiglia di vodka in mano e due bicchieri. Versò la vodka nei due bicchieri, depose la bottiglia davanti ad un monitor e sollevò il bicchiere.

- A casa - disse, con uno storto sorriso sulle labbra.

Kry sollevò il bicchiere e poi cominciarono a bere. Halo disse:

- Parlami della tua idea, poi di dico delle mie perplessità.

- Ehi Halo, che c'è ? - chiese Kry sempre con quel falso sorriso sul volto.

- Non lo so - disse.

- Inizia tu - versò altra vodka nei bicchieri ed aspettò le parole di Kry.

***

L'idea era semplice. Creare un avatar da fare interagire con la ragazza che avevano parzialmente rianimato. Decisero che l'avatar doveva avere le fattezze di Halo. Tutte e due avevano condiviso l'idea che, forse, parlando direttamente con lei avrebbero saputo più cose su quello che era accaduto a quel pianeta.

Halo non aveva detto a Kry che quella sua idea era perfetta anche per indagare su alcuni misteri che i computer della loro nave le stavano mostrando da alcune ore.

E Kry era troppo ubriaca, alla fine, per fare domande sensate ad Halo.

Dormirono insieme, nel letto di Halo. Niente sveglia. Dovevano riposare. Tutte e due.

***

Si svegliarono nel pomeriggio. Pioveva. Fecero colazione lentamente con tanto caffè, biscotti e torta di mele. Poi Halo cominciò a lavorare sull'avatar. Disse a Kry che entro la fine della giornata sarebbe nata Gyl.

6

Al Centro Ricerche Sperimentali non aveva trovato nulla. Molte porte erano state chiuse e lei non aveva trovato il modo di aprirle. La verità era stata nascosta, oppure la verità era semplice e lei non la vedeva. O non la voleva vedere. Non riusciva a ricostruire il suo passato. Non ricordava nulla. Ricordava solo che sua figlia era morta. Tutti erano morti.

Pensò che doveva ritornare a casa, ma proprio allora sentì un rumore, in fondo ad un corridoio buio.

Topi, pensò. Ma il rumore si trasformò in passi e dal buio del corridoio alla fine emerse una figura. Lei non provò nessuna paura. Gli ansiolitici con i quali si imbottiva prima di uscire funzionavano.

Però aveva puntato la pistola di fronte a quell'ombra.

- Chi sei! - urlò.

- Sono Gyl - rispose l'ombra, con voce mesta.

- Fatti vedere bene altrimenti sei morta, Gyl - disse lei.

Gyl, con le mani sulla testa, avanzò in modo che lei la vedesse bene.

Era vestita con una tuta aderente bianca e nera. Non aveva armi, pensò lei, ed era bella, capelli neri, lunghi, lisci. Viso bianco.

- Che ci fai qui ? - chiese.

- Immagino quello che ci fai tu. Cerco risposte. Come ti chiami?

- Che risposte cerchi? Tu non sai niente di me e non sai che cosa sto cercando.

- Puoi abbassare quella pistola per favore? Non voglio farti male e non voglio farmi male - disse.

- Mi chiamo Alexia - disse infine la ragazza abbassando la pistola.

***

Gyl e Alexia si guardarono per una manciata di secondi, poi Gyl disse:

- Da dove vieni?

- Dalla città, dal centro e tu?

Gyl esitò. Halo e Kry volevano conquistare la fiducia di Alexia, in qualche modo, per avere informazioni, per conoscere tante cose di quel pianeta che non conoscevano.

- Io vengo dalla campagna. Ho perso tutti e volevo risposte alle mie domande - rispose Gyl.

- Non troverai nulla qui - rispose Alexia mettendo via la pistola.

- Anch'io stavo cercando risposte, ma forse non dobbiamo fare neppure domande. Dobbiamo solo constatare che il disastro è completo Gyl. Non so quanti si siano salvati.

- Pochissimi credo - rispose Gyl avvicinandosi ad Alexia.

- Posso venire con te Alexia? La mia casa non esiste più, il mio villaggio mi fa paura. Farò un po' di strada con te poi me ne andrò. Un buco per dormire e stare al caldo in città lo troverò.

Alexia le rispose di sì. Gyl era enigmatica, ma lei aveva bisogno di compagnia. Anche per poco.

7

Alexia portò Gyl nel suo appartamento. Il palazzo in cui viveva era vuoto. Lei aveva occupato l'ultimo piano. Halo e Kry pensarono che Alexia avesse agito nel loro stesso modo all'arrivo su quel pianeta. L'ultimo piano era più controllabile.

- Io vivo qui - disse Alexia a Gyl.

- Un piano intero con annesso laboratorio di microbiologia e molto altro.

- Se vuoi bere qualcosa... - ed indicò il frigorifero.

Gyl si guardò intorno e disse solo:

- Scusami Alexia. Ora ti devo fermare.

***

Alexia fece solo in tempo a mettere la mano sulla pistola e poi rimase congelata in quella posizione.

Halo aveva interrotto il flusso sinaptico ai resti biologici di Alexia.

- Cosa vuoi fare adesso ? - chiese Kry ad Halo.

- Voglio parlarti di una cosa - rispose Halo.

- Ma prima voglio che Gyl entri nei laboratori di Alexia. Forse troveremo delle risposte.

- Risposte a cosa? - disse Kry irritata.

- Le conosciamo tutte le risposte! Il pianeta si è liberato dei nativi e del virus. L'aria è pulita. Esiste una residua radiazione superiore alla norma ma è okay. Possiamo tornare a casa per annunciare che abbiamo un nuovo mondo da abitare!

Halo la guardò come si guarda una bambina che ha appena raccontato una favola a se stessa e disse:

- Ah sì, ma questo pianeta è la Terra cazzo! Siamo già a casa! Non ti rendi conto che è tutto come sulla Terra? Il virus ha fatto la stessa cosa ti ricordi? Ti ricordi perché siamo partite? Ce lo ha ricordato anche Alexia in mille modi cosa è accaduto qui. E qui è la Terra! Manca solo la Luna ma troverò una spiegazione. Svegliati Kry! Cazzo! E' andato tutto a puttane, il nostro viaggio! Entriamo nel laboratorio di Alexia. Sbrigati!

***

Halo varcò la soglia del laboratorio. C'erano contenitori di cristallo a tenuta stagna con all'interno colture di batteri e virus in accrescimento lento. Altri contenevano coltivazioni di antigeni ed antivirali e batterie di cellule monoclonali steroidee. Altri ancora erano pieni di fiale contenenti quello che doveva essere stato il primo vaccino, che non aveva mai funzionato.

La luce blu tenue che illuminava ogni teca di cristallo perfettamente pulita e controllata serviva per eliminare eventuali contaminazioni batteriche o virali che Alexia avesse portato in laboratorio dopo le sue uscite serali.

***

Il laboratorio era molto grande e nella prima stanza si potevano osservare i tentativi di contenimento del virus che gli umani avevano cercato, inutilmente, di mettere in atto.

Oltre la seconda porta Halo trovò il vaccino numero due, il numero tre, il quattro, allineati su un bancone di piastrelle bianche e con la scritta rossa NON FUNZIONA, vicino ad ogni flacone.

Dietro c'era un altro bancone con decine di potenziali vaccini che non avevano funzionato sulle varianti del virus.

Halo disse a Kry che quella era la prova certa che gli esseri umani erano stati sterminati, ma che avevano lottato molto per non esserlo. Halo disse infine:

- Entro nel laboratorio di astrofisica e cerco il nostro atterraggio. Kry, quando avremo i dati sveglia Alexia.

***

Alexia, pistola in mano, entrò nel laboratorio e vide Gyl.

- Che cazzo ci fai qui dentro ? - le disse.

Gyl le disse che era un algoritmo creato per parlare con lei, per scoprire cosa fosse accaduto sulla Terra. Gyl le spiegò tutto, con calma e tatto, parlò della loro astronave attraccata fuori città. Disse che lei, Alexia, era stata risvegliata dalla loro biotecnologia, che aveva permesso di estrarre importanti informazioni da un frammento del suo cervello non-morto. Non morto da oltre trent'anni.

Alexia reagì con veemenza, negando ogni parola di Gyl e sparandole. Ma Gyl non moriva. Non poteva morire. Era solo un ologramma all'interno di un programma in cui Alexia era stata fatta rinascere per qualche ora. Alexia era disperata e continuava a sparare.

Halo, vista la reazione di Alexia, bloccò tutto. Era arrivato il momento di parlare con Kry.

8

Halo disse a Kry che i dati telemetrici della cosmonave dicevano che non avevano raggiunto Epsilon Eridani. Che era accaduto qualcosa durante il viaggio. Erano sulla Terra ed era ormai ovvio e lei lo doveva comprendere senza ansie. Forse erano finite in un buco nero, uscendone cento anni avanti nel tempo. I dati mandati da Gyl, raccolti nel laboratorio di astrofisica di Alexia, confermavano tutto. Confermavano il loro arrivo e le coordinate di approdo, cioè il pianeta Terra. Non dicevano nulla del tempo. Halo disse infine a Kry che voleva fare un ultimo tentativo con Alexia, in modalità sogno. Forse avrebbero capito nuove cose. Non lo sapeva. Era disperata ma dissimulava molto bene. Kry sgranò gli occhi e non seppe dire di no. Tutto è perduto, pensò soltanto. Lo aveva pensato anche Halo.

9

- Ciao Alexia. Siamo nello stesso sogno, ora. Mi hai conosciuta come Gyl, ma il mio nome è Halo. Io e la mia compagna di viaggio ci siamo perse. Cercavamo un pianeta ma abbiamo ritrovato il nostro. La Terra. Non sappiamo come sia potuto accadere e non sappiamo in che anno siamo. Sappiamo solo che tu sei morta più di trent'anni fa... qui sulla Terra.

- Trent'anni! Halo... - sospirò Alexia.

- Si trent'anni. Noi eravamo dirette ad Epsilon Eridani con una nave...

- Lo so! Una nave russa chiamata Noblovh Uno. Siete sui nostri libri di storia. Non siete mai arrivate su Epsilon A. La nave ha avuto problemi sconosciuti ed ha modificato la rotta. E' sparita per... trecento anni! Siete riapparse qui da noi troppo tardi, quando tutto era già finito ..

- Alexia, cosa vuoi dire? Non capisco...

Alexia non parlava. D'un tratto si era fatta assente. Occhi lucidi. Stava pensando. Poi disse:

- Siete su Altair B. Come ci siate arrivate non lo so. Questa è la prima e ultima colonia terrestre, perché vi abbiamo portato il virus, che l'ha sterminata. La Terra è morta. E noi anche.

10

Halo spense la simulazione ed emerse dal sogno. Scollegò il casco e staccò la vita ad Alexia.

Era turbata e si sentiva tremendamente in colpa per ciò che aveva fatto ad Alexia.

Disse, con un nodo in gola:

- Kry, siamo su Altair, non sulla Terra. Altair B era l'unica colonia terrestre extra solare esistente. E ci hanno portato il virus! E' stata annientata. Siamo trecento anni nel futuro e la Terra è lontana, forse morta. Non potevamo sapere nulla. Siamo state via tre secoli!

***

Salirono sul terrazzo del palazzo. Pioveva a fiumi. Accesero due sigarette e guardarono la Noblovh Uno a circa un chilometro di distanza da loro. Osservarono la città e ne ascoltarono il silenzio, rotto solo dalla pioggia scrosciante. Kry si inginocchiò e cominciò a piangere.

Halo rimase in piedi, ad osservare quella parte di mondo che stava rinascendo. Lacrime cominciarono a scenderle, portate via dalla pioggia che le batteva sul viso. Erano lontane da casa.

Ed erano sole.

11

Sulla Noblovh Uno era arrivato un messaggio. La data era di due giorni prima, in riferimento alla data attuale cosmica terrestre e di Altair B. Il messaggio era semplice:

Sulla Terra abbiamo ricominciato a vivere, da mezzo secolo. Sappiamo che siete approdate sulla colonia Altair B. Sappiamo che Altair B è morta. Stiamo inviando soccorsi per riportarvi a casa. La nuova cosmonave dovrebbe arrivare fra un anno, da ora. Resistete.

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