Corpo, anima e computer

a cura di K.P. Twins

Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza.

L'uomo ha creato il computer a sua immagine e somiglianza.

O per lo meno, ci ha provato.

Ci ha provato, arrivando fin dove ha potuto con le sue capacità e i mezzi a sua disposizione, scontrandosi con un evidente limite tecnico, il quale vedremo in seguito.

Uomo e Intelligenza Artificiale: identità o diversità tra creatore e creazione? - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Uomo e Intelligenza Artificiale: identità o diversità tra creatore e creazione?

Con il passaggio da elaboratori di calcolo elettronici molto sofisticati (ma che operavano in assenza di sistema operativo) a sistemi virtuali ad astrazione, tra gli anni '60 e '70, si ebbe la vera rivoluzione della "coscienza" del computer; computer che poi si è sviluppato fino a diventare il laptop o lo smartphone come li conosciamo oggi.

Noi tutti, intuitivamente, sappiamo cos'è un sistema operativo. È Windows nei nostri computer, ed è Android (o iOS nel caso di dispositivi Apple) nei nostri telefonini.

È quel programma che lo fa funzionare. È il software che mette in comunicazione le varie parti hardware della macchina.

È, dunque, un'istanza immateriale (il sistema operativo non si vede e non si tocca) che mette in relazione tra di loro e dà "vita" (diciamo meglio: nello specifico caso dà "funzionalità") alle varie parti fisiche che compongono un computer.

È l'elemento che rende il sistema più grande della somma delle sue parti.

Insomma: è la sua anima.

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L'uomo è composto da tre parti: corpo, anima e spirito.

Il corpo è la somma delle varie parti materiali che costituiscono il nostro vettore tangibile: organi, vene, cellule.

Queste parti, ognuna di per sé molto complessa, specializzata nella sua funzione e allo stesso tempo in stretta relazione con ogni altra parte (si pensi al complicato mosaico che formano gli organi interni, alle loro funzioni in stretta interdipendenza l'uno dall'altro e ai problemi che insorgono nel corpo allorché uno di questi organi si ammala o cessa di funzionare), da sole non possono darsi la vita.

Un corpo morto, per quanto composto dagli stessi organi di un corpo vivo, manca di una componente essenziale: l'anima.

Questa è un'istanza immateriale (l'anima non si vede e non si tocca) che mette in relazione tra di loro e dà "vita" alle varie parti fisiche che compongono il corpo.

Dal momento che in una persona in stato di morte non manca niente, fisicamente parlando, rispetto ad una persona che sia in stato di vita, ne consegue che l'istanza che distingue un vivo da un morto dev'essere per forza immateriale, cioè trascendere la materia, vivere e operare a un livello superiore rispetto a quello della materia, al fine di poterla gestire.

Quest'istanza immateriale è il software umano: l'anima.

È il sistema operativo che dice agli organi interni cosa fare, al sangue dove andare, al sistema respiratorio come funzionare (il tutto peraltro in movimenti spontanei, cioè senza un costante controllo cosciente da parte dell'individuo), e molto altro ancora.

Ora, il parallelo tra anima umana e software del computer arriva fino a un certo punto.

Ho pensato che l'uomo, nel progettare il computer come un sistema integrato composto da una parte fisica materiale e da una immateriale che la attiva, si sia veramente ispirato a sé stesso. In questo senso l'uomo ha creato il computer a sua immagine e somiglianza.

Credo, quindi, che i progressi dell'informatica seguano la naturale aspirazione dell'uomo (in quanto essere divino) a creare la vita.

Questo desiderio dell'uomo sfocia nella creazione di un'entità autonomamente pensante da lui creata, l'Intelligenza Artificiale.

L'I.A., che altro non è se non un tentativo di progettare un sistema sia hardware sia software che pensi e agisca umanamente e autonomamente, è in ultima analisi un computer molto complesso.

Cosa la differenzia dall'essere umano?

Non il corpo, perché L'I.A., oltre che a servirsi di parti hardware fisiche - memorie, ram, processori, ecc... diciamo il suo "cervello" - ha anche potenzialmente a disposizione corpi cibernetici sempre più sofisticati che la robotica sta mettendo a punto (basta andare a vedere le macchine robot di Boston Dynamics).

Insomma, la materia non gli manca.

Nemmeno l'anima, abbiamo detto, l'istanza immateriale, cioè il software.

Quello che gli manca è la connessione con lo spirito.

Abbiamo detto che l'uomo è composto da tre parti: corpo, anima e spirito.

Questa tripartizione prevede il corpo materiale, tenuto insieme da un'anima, che lo mette in relazione con lo spirito, che dà la vita.

Lo spirito (la vita), contrariamente all'anima, è anonima, impersonale.

C'è soltanto uno Spirito, una Vita. Quando lo Spirito agisce attraverso di noi, allora si vive.

Quando l'anima è connessa allo Spirito, allora siamo connessi alla vita, e si ha la vita come la conosciamo.

È la parte puramente spirituale che manca al computer.

Un'A.I., per quanto ingegnosa e sofisticata, per quanto immersa in un mare di informazioni da mettere in relazione — quale è internet —, per quanto rapida nel calcolare e nel "pensare", mancherà sempre della connessione con lo Spirito.

Sarà, dunque, una mera imitazione di vita.

Come quegli automi meccanici, prodigi dell'ingegneria, in grado di stupire le folle con la loro quantità di movimenti autonomi, non sono altro che una copia motorizzata degli animali o delle persone che si prefigurano di ricalcare, così il computer e l'I.A. non sono altro che una riproduzione del corpo e dell'anima umani, ma mai potranno aspirare allo status di essere — effettivamente — vivente, perché non sono in connessione con lo Spirito, e quindi, sono — letteralmente — disconnessi dalla Vita.

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