Dal libro al film: il delicato equilibrio delle trasposizioni

a cura di Andrea Moretti

Salve a tutti ed eccoci nuovamente presenti sulla rubrica mensile di "Letture Fantastiche".

Quest'oggi toccheremo un argomento piuttosto delicato: un tema la cui trattazione seguita a speronare e incendiare gli animi di tutti gli appassionati di libri e di cinema.

Stiamo parlando della complessa trasposizione di un romanzo su pellicola.

Operazione, questa, che da sempre non mette d'accordo tutti, generando i consueti alterchi fra chi è più avvezzo al linguaggio del romanzo - che si distingue per tempi di narrazione molto dilatati - e chi invece propende per quello cinematografico, con ritmi più frenetici e serrati.

Quest'ultimo linguaggio, in effetti, essendo basato principalmente sul movimento - Fellini lo definiva arte figurativa in movimento - è chiaro che si fondi principalmente su un'estetica rivolta in preponderanza all'occhio e a un tipo di intrattenimento stimolato con la gestione fluida e leggera dei ritmi di narrazione. Sequenze che scivolano su ingranaggi efficienti e ben oliati.

È certo che nella pellicola, soprattutto quando si tratta di cinema d'autore, sia riscontrabile anche una certa dose di profondità; ma questa è espressa sempre in una modalità funzionale all'idea di movimento, fluidità e fruibilità narrativa.

Per converso, nell'universo fatto d'inchiostro della letteratura e della narrativa, più che trascinare lo spettatore in un movimento volteggiante e subitaneo di immagini, lo si prova a irretire in un mondo sotterraneo, fatto di emozioni e accelerazioni che sgorgano più dall'anima che non dagli eventi esterni.

Ecco così che una scena che, in una pellicola cinematografica, apparirebbe vuota e stantia, in un romanzo rappresenta un istante magico e introspettivo, una sequenza capace di rivelarci gli aspetti più reconditi e celati di un personaggio.

Sulla base di questo assunto, va da sé che la trasposizione cinematografica di un romanzo non deve essere soltanto la proiezione delle pagine scritte sullo schermo e nemmeno la traduzione esatta e completa del libro convertita nei tempi e nei meccanismi della cinepresa.

Film e libri viaggiano su binari diversi. Si muovono su ritmi e tempi paralleli - sì - ma mai collimano o convergono in un unico punto: nemmeno quando si tratta di libri dallo stile più ferreo e dinamico, già predisposti per essere tradotti in sceneggiature.

Ogni linguaggio artistico, d'altra parte, ha le sue regole, le sue modalità di gestire tempo, spazio e personaggi.

Nel libro Arte e percezione visiva, l'autore Rudolph Arnheim descrive la sensazione estraniante che si prova quando, in un film, viene rappresentata la scena di un balletto.

Le regole di cinema e balletto sono completamente agli antipodi. Mentre nel secondo, il movimento è dato immancabilmente dalle ballerine, le quali poggiano sul punto fermo e stabile del palco, su cui poi si posano gli occhi dello spettatore, nel primo è la stessa cinepresa, col suo angolo ampio o stretto di inquadrature e piani sequenza, a definire la scena.

Fatta questa doverosa premessa, mi appresto a stilare una breve lista di quelle che, secondo il mio punto di vista, sono le migliori trasposizioni cinematografiche di libri che mai siano state realizzate.

In alcune di queste, il film supera addirittura il romanzo. Caso veramente raro, soprattutto se questo fatto viene riconosciuto in modo univoco dai fan dello scrittore.

Ovvio che questo non vuole essere un elenco completo ed esaustivo di tutte le riproduzioni filmiche di libri; bensì di quelle che più mi hanno colpito e stimolato.

Potrebbe capitare che qualche riproduzione storica non sia stata considerata, per cui vi chiedo di valutare la classifica come mero prodotto del gusto personale di chi scrive.

I protagonisti di Trainspotting, film tratto dall'omonimo romanzo dello scozzese Irvine Welsh - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

I protagonisti di Trainspotting, film tratto dall'omonimo romanzo dello scozzese Irvine Welsh.

1. Trainspotting

Bisogna ammetterlo: fra mille tentativi di proporre un romanzo in salsa cinematografica, questo è sicuramente il più riuscito.

Un pugno di ragazzi eroinomani in una Edimburgo sbandata anni Ottanta.

Il romanzo, scritto dallo scozzese Irvine Welsh, presenta una struttura allucinata e originale, che rende decisamente giustizia ai personaggi narrati.

Tuttavia questa appare decisamente rapsodica e frammentaria.

Il film riesce nel difficile compito di rendere leggeri e accessibili i contenuti del romanzo.

Stessa cosa dicasi del sequel - tratto dal romanzo Porno - dove situazioni e personaggi vengono rimodellati, vent'anni dopo, in modo del tutto credibile ed efficace.

2. Fight Club

Primo romanzo partorito dalla penna feroce e sardonica di Chuck Palanhiuk. Benché ancora acerbo, lo stile dello scrittore divampa poderoso come un'esplosione di fiamme, con la sua predilezione per periodi paratattici, la prosa asciutta e carente di aggettivi e i suoi refrain martellanti.

Stile brillante, ma decisamente poco fruibile, capace di generare capogiri e, addirittura, le stesse crisi psicotiche del protagonista Tyler Durden

Il film ha dato notorietà al libro e resa anche più leggera e comprensibile la storia. Piccolo gioiellino tecnico di David Fincher.

3. Espiazione

Romanzo monumentale e poderoso vergato dalla penna dell'americano Ian McEwan. La prosa è lenta e maestosa, ma gli eventi si dipanano in modo pesante e descrittivo, con un eccessivo ricorso di analessi e digressioni.

Il film, nella confezione elegante e raffinata di Joe Wright, offre una bellissima Keira Knighley e una strepitosa Vanessa Redgrave nel finale.

4. Eyes Wide Shut

Mi sono sempre chiesto come abbia fatto Kubrick a confezionare un mattone di tre ore da un raccontino di cento pagine a malapena. Tuttavia questo film non ha nemmeno bisogno di essere presentato: la sequenza della villa è profondamente onirica e suggestiva.

5. Lolita

È sempre Kubrick a offrirci la prefetta trasposizione di un classico moderno. In questo suo lavoro, notiamo un Peter Sellers al massimo del suo istrionismo e una versione di Lolita in cui il regista si concede una sequela gradevolissima di libertà poetiche rispetto al testo originale.

È giusto così: un regista che si rispetti deve sempre aggiungere una sfumatura personale e interpretativa al romanzo a cui si ispira; e certo non stiamo parlando di un regista qualunque, bensì di Stanley Kubrick.

Per chi invece preferisse una versione più pomposa, ma sicuramente più fedele, c'è sempre il film di Lyme.

Se Kubrick comunica l'aspetto più ironico del romanzo di Nabokov, Lyme ne trasfigura quello più sordido e perverso.

Harry Potter, il maghetto più famoso di tutti i tempi, nella sua incarnazione cinematografica - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Harry Potter, il maghetto più famoso di tutti i tempi, nella sua incarnazione cinematografica.

6. Harry Potter

Chiudiamo la lista con una serie celebre di film che hanno accompagnato l'infanzia di tutti i ragazzi cresciuti negli anni Novanta.

Se i primi due film del celebre maghetto inglese possiamo ritenerli molto fedeli ai romanzi, capaci di riprodurre la stessa atmosfera magica descritta dalla Rowling, la medesima cosa non può essere detta dei successivi: dove gli intrecci e la profondità dei personaggi vengono sacrificati all'azione, ai tagli e all'estrema semplificazione e riduzione di vicende complesse.

Spero possa avervi stimolato a osservare queste pellicole con maggiore attenzione.

Io vi saluto e rimando alla prossima lettura.

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