Dottor Faust: moralità e peccato

a cura di Eric Rasmussen e Ian DeJong

traduzione italiana a cura di Gianluca Turconi

L'opera di Marlowe è impregnata dalla dualità, dagli accostamenti e da doppi binari. Consideriamo i due angeli che tentano di influenzare Faust - il primo chiedendogli di pentirsi, il secondo insistendo sulla sua dannazione. Questi angeli richiamano le figure retoriche dei drammi moralistici medievali, nei quali il conflitto nell'anima del personaggio principale era spesso rappresentato da discussioni contrastanti fatte da personificazioni del bene e del male.

Locandina originale del Faust di Marlowe - Immagine in pubblico dominio, fonte Wiimedia Commons

Locandina originale del Faust di Marlowe.

Commedia e tragedia

Questa dualità si estende oltre la coppia di personaggi, nel reame dello stile, col genere dell'opera che cambia notevolmente da scena a scena. Il sipario si alza sulla famosa svolta di Faust verso l'occulto ("Un solido mago è un dio onnipotente!" 1,1,64). Questa è una scena tragica - stabilisce il potente status di Faust e predice la sua caduta autoinflitta. Gli spettatori di quest'apertura potrebbero aspettarsi che la tragedia prosegua, ma non accade. Invece, la seconda scena dell'opera mostra un'arguta gara verbale tra il domestico di Faust, Wagner, e due studiosi. La scena contiene tutti i tratti caratteristici di una commedia: l'intelligente domestico deride personaggi di classe più elevata in una sottile, e in definitiva innocua, satira sociale. L'opera si sposta poi dalla commedia di nuovo verso la tragedia nella terza scena, con ulteriori transizioni in seguito. Chiunque veda una rappresentazione del Dottor Faust o legga il copione dell'opera deve fare i conti con la curiosa alternanza tra il serio e il faceto.

A peggiorare le cose, persino questa fluttuazione dell'opera è instabile, dipendente dalla versione della stessa che viene letta o rappresentata. Le prime copie stampate sopravvissute, datate 1604, alternano scene tragiche e comiche con regolarità. La versione successiva, stampata nel 1616, espande gli interludi comici dell'opera. Nel complesso, la versione più tarda - il testo B - contiene più episodi umoristici. Ciò la rende una lettura o una forma teatrale più leggera e accessibile? O una commedia molto più generica? I lettori e gli spettatori devono essere coscienti delle differenze di significato tra le due versioni e come queste differenze possano influenzare l'atteggiamento verso l'opera.

L'interpretazione di Elena di Troia

Gli studiosi moderni hanno sottolineato l'apparente inabilità di Marlowe di creare personaggi femminili, ragione per la quale ve ne sono pochi nelle sue opere. Elena di Troia, evocata da Faust tardi nel Dottor Faust, è il personaggio femminile di più alto profilo nell'opera e tuttavia non ha alcuna battuta! La sua azione è ristretta a un'entrata, due baci a Faust e un'uscita. Faust la oggettivizza insistentemente. E, di nuovo, come molto altro nell'opera, ciò può essere letto in due modi: se l'Elena evocata è reale, il suo trattamento da parte di Faust è egoisticamente arrogante; se, all'opposto, Elena è un demone in forma umana, allora l'ardente desiderio di Faust è il patetico risultato di una manipolazione sovrannaturale. Il pubblico originario avrebbe risposto molto differentemente a queste due possibilità. Se Faust avesse realmente evocato la vera Elena, gli spettatori sarebbero stati impressionati dalla sua conquista; ma se l'Elena che Faust bacia fosse un demone, quegli stessi spettatori sarebbero stati inorriditi da quell'unione innaturale.

Questo particolare problema rivela più chiaramente la posta in gioco nell'ambigua dualità de Il Dottor Faust: per ogni coppia di possibili interpretazioni, una tocca la linea dell'accettabilità culturale, mentre l'altra l'oltrepassa. Un'interpretazione indulgente significherebbe che l'opera mostra ciò che il pubblico si aspetta e, in verità, ciò che il pubblico può accettare. Un'interpretazione scettica, d'altra parte, significherebbe che l'opera potrebbe deridere o persino condannare le più salde credenze del pubblico.

Rappresentazione del dottor Faust - Immagine in pubblico dominio, fonte Wiimedia Commons

Rappresentazione del dottor Faust.

Favola morale o celebrazione del peccato?

Forse, tuttavia, la dualità maggiormente significativa dell'opera appare nel suo ambiguo atteggiamento verso la religione, la moralità e il male. Una volta ancora, la questione è se il Dottor Faust supporti o mini gli ideali culturali dominanti. All'inizio, Marlowe sembra presentarci una favola morale convenzionale. Il dramma comincia con Faust che recita i suoi risultati terreni convenzionali per poi però dedicarsi alla stregoneria, vendendo la sua anima. Per tutta l'opera, comunque, Faust vacilla tra il piacere per le sue abilità magiche e il timore dell'inferno a cui ha condannato sé stesso. Alla fine dell'opera, Faust piange, "Brucerò i miei libri!" (5.2.115), quando i demoni arrivano per trascinarlo via. In questa interpretazione, il Dottor Faust fornisce un messaggio inequivocabile: il costo del peccato è sempre maggiore dei potenziali benefici e la salvezza della propria anima è più importante della capacità di volare, di deridere il papa o di evocare Elena di Troia.

In alternativa, l'opera potrebbe essere letta come suggerente che la gratificazione del desiderio con mezzi peccaminosi è decisamente attrattiva e forse vale la pena. Infatti, tutte le opere di Marlowe mostrano protagonisti che sfidano la moralità tradizionale per soddisfare le proprie ambizioni. Quando tali personaggi apparivano in precedenza sui palcoscenici inglesi, erano immancabilmente puniti nel corso dell'azione drammatica e, cosa più importante, condannati dalla morale dell'opera. Ma Marlowe sovverte questa tradizione. Tamburlaine commette molte atrocità, compreso l'assassinio di un gruppo di giovani donne, e tuttavia non viene indicato come un criminale di guerra. In effetti, egli si redime agli occhi del pubblico grazie al suo magnetismo e al suo successo. Lo stesso può essere detto di Barabas, protagonista di The Jew of Malta di Marlowe, e dello stesso Faust.

Quando Faust assalta la corte papale - prendendo a pugni le orecchie del papa, picchiando i frati e lanciando fuochi artificiali tra loro - Marlowe potrebbe star parodiando l'estremo criticismo puritano della Chiesa Cattolica Romana. Molti puritani avevano grande interesse nella religione, specialmente per il controllo politico esercitato dal Cattolicesimo romano. Le loro reazioni a questo controllo variavano da discussioni misurate a polemiche irate e radicali. L'assalto estremo e immaturo di Faust ai rappresentanti dell'autorità ecclesiastica potrebbe quindi essere un modo di Marlowe per ridicolizzare dal punto di vista teologico i più estremi tra i suoi contemporanei. D'altra parte, un pubblico di devoti protestanti inglesi avrebbe visto l'attacco di Faust a un papa italiano come una mossa a favore degli inglesi, semplicemente a causa della loro opposizione al Cattolicesimo.

Nel suo finale, l'opera si conclude con un po' di equivocità, un senso di due voci contraddittorie. Dopo che i diavoli hanno catturato Faust e l'hanno trasportato all'inferno, il coro riflette sul suo destino e lancia un semplice messaggio: coloro che cercano la conoscenza dovrebbero evitare di seguire il cattivo esempio di Faust. Il tono, comunque, è addolorato, in apparenza in contrasto con la sua spinta moralizzatrice. Il coro elogia il potenziale di Faust, si duole della sua "maligna fortuna" e pone parte della responsabilità per la sua caduta sulla "profondità seduttiva" delle "cose illecite". (Epilogo, II. 5-7). Persino nell'espressione della sua morale, l'opera dimostra la sua natura contraddittoria e instabile.

Presunto ritratto del giovane Marlowe - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons

Presunto ritratto del giovane Marlowe.

Marlowe, il doppiogiochista

I rischi presi dal Dottor Faust potrebbero essere visti come rispecchianti quelli presi dal suo autore. Mentre era ancora uno studente a Cambridge negli anni ottanta del sedicesimo secolo, Marlowe probabilmente si dedicò ad attività di intelligence per conto di Sir Francis Walsingham, il capo dei servizi di spionaggio della Regina Elisabetta. Apparentemente, Marlowe si specializzò nell'infiltrarsi nelle cospirazioni cattoliche. Questo lavoro di spionaggio mise a rischio Marlowe da entrambe le parti coinvolte: i Cattolici che voleva intrappolare si sarebbero vendicati se avessero scoperto il suo doppio gioco e i mal informati zeloti protestanti avrebbero potuto arrestarlo se avesse recitato la sua parte (N.d.T. di cattolico) troppo bene. Marlowe aveva perciò parte della doppiezza del Dottor Faust: tanto sicuramente ortodosso quanto pericolosamente radicale.

Marlowe fu ucciso la sera del 30 maggio 1593. Una tranquilla giornata passata con un certo numero di agenti che lavoravano per Walsingham si concluse, dopo cena, con uno di loro che pugnalò Marlowe all'occhio. Il governo della regina Elisabetta aveva prescritto che i drammaturghi producessero drammi sulla storia inglese, opere di retta moralità protestante scritte in coppie di versi in rima. Ma Marlowe scrisse in verso sciolto su infedeli e blasfemi stranieri. Le opere di Marlowe furono considerate sovversive dalle autorità tanto da legittimare il suo assassinio?

Si deve notare che Marlowe e William Shakespeare furono contemporanei. Entrambi nacquero nel 1564, ma per la fine degli anni ottanta, Marlowe aveva scritto molti capolavori, tutti successi commerciali di massa, mentre Shakespeare aveva prodotto solo una manciata di opere storiche. Per tale motivo, c'è una diffusa tendenza a stereotipare i due drammaturghi - come fa il film Shakespeare in Love - celebrando Marlowe come una dotata superstar e rappresentando Shakespeare come un novellino lento a imparare. Ma recenti studi hanno suggerito che i due potrebbero aver collaborato nelle opere di Enrico VI. Così si è costretti a ponderare, insieme a tutti gli altri misteri della vita di Marlowe, un altro momento di dualità: in quale modo Marlowe e Shakespeare interagirono come coautori? Chi tra loro era Faust e chi Mefistofele?

Notizie sugli autori

Eric Rasmussen, professore con cattedra di inglese alla University of Nevada, è co-curatore della premiata edizione della Royal Shakespeare Company di William Shakespeare: The Complete Works e William Shakespeare and Others: Collaborative Plays.

Ian DeJong è dottorando alla University of Nevada. La sua borsa di studio è incentrata sulla formazione culturale di Shakespeare. Il suo lavoro è apparso in Shakespeare Quarterly.

Licenza del testo e altre informazioni di copyright

Il testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International, © Eric Rasmussen e Ian DeJong. Traduzione italiana © 2018, Gianluca Turconi.

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