Luis Alfredo Garavito Cubillos, l'orco colombiano

a cura di Gianluca Turconi

In grado di superare con le proprie azioni l'orrore presente nei libri di genere e conosciuto come «la Bestia» o anche «Tribilin», nome colombiano dell'innocuo Pippo di Walt Disney, Luis Alfredo Garavito Cubillos è considerato da molti il più feroce e mostruoso serial killer della storia.

"Sì li ho uccisi.
E non solo loro, ma anche altri.
Qualcosa dentro di me mi spingeva a farlo.
Accadeva ogni volta che mi ubriacavo."

(Luis Alfredo Garavito Cubillos)

Garavito al tempo del suo arresto - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported - fonte Wikimedia Commons - Autore NaTaLiia0497

Garavito al tempo del suo arresto.

Nato nel 1957 a Génova, nel Quindio, provincia occidentale della Colombia e zona forte produttrice di caffè, Garavito può ben essere considerato l'essere umano che più si avvicina alla figura stereotipata dell'orco descritto nelle fiabe. Infatti, come ebbe modo di dire laconicamente dopo l'arresto nel 1999, lui «aveva stuprato e ucciso» senza alcun rimorso bambini tra i sei e i tredici anni, con l'eccezione di tre giovani di sedici anni aggiunti inspiegabilmente alla sua orribile collezione.

E non si era limitato ad assalirne qualcuno, in quanto le sue vittime erano nell'ordine delle centinaia, in base alle indagini portate avanti dalla polizia colombiana.

Il suo modus operandi era tanto semplice quanto efficace. Nascondendosi dietro maschere sempre diverse (mendicante, venditore ambulante di chincaglieria religiosa, commesso di negozio, ...), con un aspetto tranquillo e rassicurante, era stato capace, a partire dal 1992, di carpire la fiducia di questi bambini nati nelle periferie disastrate o nelle campagne povere della Colombia e del vicino Ecuador, per poi condurli in aree isolate dove poteva abusarne senza rischi. Come se non bastasse questa brutalità rivolta contro le vittime più innocenti e indifese, Garavito si dimostrò capace di una ferocia senza pari, dato che sono provate le torture subite da quei bambini dopo lo stupro e le decapitazioni e gli smembramenti utilizzati per porre termine alla loro vita o occultarne i cadaveri.

La polizia colombiana era sulle sue tracce da diversi anni, essendo stato segnalato da testimoni sui luoghi di sparizione di molti bambini, sebbene mai identificato con precisione, ma le ricerche erano indirizzate più verso gli ambienti della pedofilia piuttosto che su un omicida seriale. A sconvolgere i poliziotti e l'intera Colombia, arrivò nel 1997 la scoperta, nei pressi della città di Pereira, di una fossa comune contenente venticinque tra bambini e ragazzi orribilmente mutilati.

All'inizio furono considerati vittime di una setta satanica, tuttavia il loro ritrovamento innescò una tale paura nella popolazione che le autorità di polizia organizzarono una task force nazionale incaricata di catturare i colpevoli di un simile massacro.

Col procedere delle indagini, fu sempre più chiaro per gli investigatori che l'eccidio non era stato perpetrato da un gruppo, bensì da un singolo serial killer tra i più prolifici mai nati. Il cerchio intorno a Garavito cominciò a stringersi sempre più, finché nel 1999, la polizia riuscì ad arrestarlo per un tentato stupro nella cittadina di Villavicencio.

A consegnarlo alla giustizia furono le testimonianze di due persone comuni, un senzatetto e un tassista. Il primo diede una perfetta descrizione dell'uomo che aveva tentato di violentare un bambino scampato per pura fortuna a una fine orrenda, mentre il secondo collegò quella descrizione allo stesso uomo, Garavito appunto, che aveva visto interessarsi troppo alla piccola vittima. La polizia non perse tempo, provvedendo immediatamente all'arresto.

Gli indizi erano importanti, ma allo stesso tempo non conducevano direttamente a Garavito nelle sue vesti di serial killer.

In quegli anni, purtroppo, la Colombia era funestata dalla presenza di più assassini seriali in libertà, tra i quali spiccava Pedro Alonso Lopez («Il mostro delle Ande», condannato in seguito per oltre cento omicidi) che avrebbe potuto essere il colpevole, vista la sua predilezione per le vittime giovani. Inoltre Garavito, furbescamente, aveva dichiarato una falsa identità al momento dell'arresto, servendosi del nome di un politico locale di secondo piano. Solo dopo aver controllato a fondo gli effetti personali ritrovati sull'arrestato, grazie al collegamento di alcuni numeri di telefono al nome di Garavito, la task force poté scoprire la vera identità di quell'uomo.

Garavito in prigione - immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte DiarioVeloz.com

Garavito in prigione.

Forse non si sarebbe mai giunti ad attribuirgli la maggior parte degli omicidi, se Garavito non avesse sorpreso tutti con una piena confessione di molti di essi. La ragione che lo portò a questa scelta è semplice: ottenere uno sconto di pena. La sua difesa iniziale, cioè di aver commesso i crimini sotto l'effetto dell'alcol a cui era dedito, non aveva sortito gli effetti sperati. Dichiarato sano di mente e quindi responsabile delle proprie azioni, gli si prospettava la condanna al massimo della pena prevista in Colombia, trent'anni. Confessando l'omicidio di qualche decina di bambini e disegnando mappe dettagliate dei luoghi in cui li aveva sepolti, riuscì a farsi condannare a poco più di vent'anni, dai quali Garavito avrebbe persino potuto sottrarre ulteriori anni di sconto per la buona condotta sempre tenuta in carcere.

La pena tanto bassa creò parecchio scandalo nel momento in cui fu comminata e ancora più se ne ebbe quando nel 2006 uscì un documentario su una televisione colombiana relativo alla vita di questo serial killer. Il giornalista che ne seguì la produzione disse pubblicamente che durante gli incontri avuti con l'assassino, egli non solo si era sempre dimostrato pacato nel descrivere i suoi crimini efferati, ma aveva persino dichiarato che una volta scontata la propria pena si sarebbe dedicato alla «cura dei bambini disagiati».

Per fortuna, la Colombia non dovrà subire l'onta del rilascio di Garavito, almeno non da vivo.

Nonostante la confessione, la task force incaricata non ha mai chiuso le indagini sui molti altri cadaveri di bambini rinvenuti nel corso degli anni. Grazie a un attento lavoro investigativo, la polizia è riuscita a imputare ben 138 omicidi a Garavito, molti di più di quanti confessati. Essendo stati commessi in giurisdizioni differenti da quella dalla prima condanna, è stato possibile svolgere processi separati e aggiungere altri anni di giusta carcerazione a quelli ricevuti inizialmente.

Ciononostante, la storia criminale di Garavito potrebbe non essersi chiusa con le condanne per quei numerosi omicidi. Infatti, la polizia sta ancora indagando su oltre quaranta casi che presentano parecchie somiglianze col modus operandi del feroce «Pippo» colombiano...

Fonti e letture consigliate

Murderpedia.org;

Hellhorror.com;

Ryan Green, Colombian Killers: The True Stories of the Three Most Prolific Serial Killers on Earth, Amazon Digital Services LLC, 2016.

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