Giuda Iscariota, il traditore di Gesù?

a cura di Gianluca Turconi

Il bacio di Giuda, immagine tratta dal web utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

Dare del Giuda a una persona è notoriamente considerato un insulto grave, perché si stanno attribuendo a essa qualità molto negative, gli si sta dando del traditore e, secondo quanto indicato chiaramente nei Vangeli canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni), del ladro pronto anche a vendere il proprio Maestro per denaro. Ovviamente si fa riferimento a Giuda Iscariota, uno dei dodici Apostoli che inizialmente seguì Gesù nella sua predicazione itinerante in Palestina e che, dopo l'Ultima Cena, denunciò il luogo in cui si trovava il Cristo e lo fece arrestare.

Le origini di Giuda Iscariota

Gli Evangelisti si premurano di specificare che si tratta dell'Iscariota per distinguerlo da Giuda Taddeo (o "di Giacomo", sempre per differenziarlo dall'altro, figlio "di Simone"), anche lui Apostolo. Esattamente, cosa significa "Iscariota"?

La maggioranza dei filologi ritiene che esso significhi "Uomo di Querjoth", un villaggio della Giudea meridionale, mentre una minoranza piuttosto vocale pensa che tale appellativo possa derivare dal termine greco sikarios, assassino, che nei Vangeli potrebbe anche riferirsi al suo tradimento che portò alla morte di Gesù, ma che nel contesto storico della Palestina del I secolo dopo Cristo era stato generalizzato per indicare quei patrioti che si battevano contro l'occupazione romana con tattiche di guerriglia.

A un'analisi dei due significati più attenta alle fonti originarie, l'indicazione geografica sarebbe un elemento divisivo rispetto agli altri Apostoli, mentre l'attribuzione del ruolo di guerrigliero lo avvicinerebbe a loro. Infatti, essere nativo della Giudea lo avrebbe contrapposto ai primi Apostoli che si unirono a Gesù già agli inizi della sua predicazione in Galilea (Pietro, Andrea, Giovanni, Giacomo maggiore, Filippo, Bartolomeo e Matteo) facendolo finire nel gruppo di individui che lo seguirono in un secondo momento (Giuda Iscariota, Tommaso, Giuda Taddeo, Giacomo minore e Simone Cananeo). Inoltre, la Giudea era considerata il cuore della Palestina, più evoluta e mondana, mentre la Galilea era più provinciale. Insomma, ci sarebbe stata una vera e propria divisione etnica e culturale tra Giuda e gli Apostoli di Galilea.

Rivoluzionari e guerriglieri

Allora come è possibile che sia stato accettato dagli altri discepoli di Gesù originari della Galilea?

Sappiamo che il Cristo era molto aperto nel scegliere i destinatari del suo messaggio, rivolgendosi anche a prostitute, esattori delle tasse romane e "collaborazionisti". Non deve quindi stupire che potesse predicare a rivoluzionari e guerriglieri.

Il Messia era atteso dagli Ebrei come un leader che li avrebbe liberati dal giogo romano, tanto che molti tra i più impazienti e pronti all'azione si rivolsero a Gesù proprio per questo motivo.

In particolare, sappiamo dagli Atti degli Apostoli 5, 37 che al tempo della nascita di Gesù, un altro Giuda si era proclamato Messia e aveva dato inizio a una rivolta in Galilea, poi repressa con la forza dai Romani. Quindi è possibile che anche gli Apostoli di Galilea avessero inizialmente in animo di seguire Gesù su quella stessa strada e che Giuda Iscariota potesse essere uno Zelota, uno dei patrioti molto diffusi in terra di Giudea e pronti alla guerra contro i Romani.

Gli Apostoli sarebbero quindi una banda di rivoluzionari uniti da un medesimo scopo, liberarsi dell'occupazione romana?

Un "forse" in risposta a questa domanda potrebbe essere meno assurdo di quanto risulti in un primo momento. In Luca 22, 5-38 è infatti scritto:

"Ma ora, chi ha una borsa, la prenda; così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico che in me dev'essere adempiuto ciò che è scritto: Egli è stato contato tra i malfattori. Infatti, le cose che si riferiscono a me, stanno per compiersi". Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade!" Ma egli disse loro: "Basta!".

In aggiunta, al suo arrivo a Gerusalemme, Gesù fu osannato con accoglienza regale dal popolo, pronto a seguirlo contro i Romani. E gli Apostoli sapevano maneggiare bene le spade, tanto che in Luca 22, 49-50, al momento dell'arresto di Gesù si legge:

Quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per succedere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?» E uno di loro percosse il servo del sommo sacerdote, e gli recise l'orecchio destro.

Da Giovanni 18, 10-11 sappiamo che quell'Apostolo che si abbandonò alla violenza era addirittura Pietro.

Va comunque sottolineato che i timori e i dubbi dell'uomo Gesù sono ben contrastati dal suo messaggio religioso che emerge con forza nel "Basta!" urlato quando gli porgono le due spade e in Luca 22, 46 quando dice agli Apostoli, poco prima di essere catturato: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione", nel contesto sarebbe sottinteso "di usare le armi".

In sostanza, sebbene Giuda non provenisse dalla Galilea come altri Apostoli, tutti quanti potevano essere uniti da un forte sentimento nazionalista e di avversione verso i Romani, a cui poi Gesù avrebbe aggiunto il suo messaggio religioso, molto più rivoluzionario e inaspettato.

Il ruolo di Giuda tra gli Apostoli

Dalle Sacre Scritture sappiamo che Giuda Iscariota era il tesoriere del gruppo di Gesù. In Giovanni 12, 6 ci viene detto dall'Evangelista che l'Iscariota approfittava di quella carica, appropriandosi a piene mani dei fondi e meritandosi l'appellativo di ladro. Risulta tuttavia difficile credere che pur sapendo dei furti di Giuda, gli Apostoli gli abbiano lasciato il ruolo di cassiere fino all'Ultima Cena. Si può quindi ritenere che l'affermazione di Giovanni fosse giustificata solo alla luce dei fatti successivi. D'altronde, il tesoriere è un compito di altissima fiducia, certamente non sarebbe stato affidato a una persona con una reputazione non immacolata.

Tuttavia, è probabile che a Giuda fosse perdonato molto per via della sua vicinanza a Gesù. Le fonti bibliche ci dicono che l'Iscariota fu causa di una discussione durante l'assegnazione dei posti all'Ultima Cena, perché avrebbe voluto sedersi alla destra di Gesù, posizione destinata al prediletto del Cristo, ma che gli fu impedito da Giovanni, il quale si accaparrò quel posto e addirittura poggiò la testa sul petto del Maestro (Giovanni 13, 23). Giuda non fu comunque allontanato, tanto che Gesù poté porgli del pane intinto nella salsa pasquale, gesto rivelatore di chi lo avrebbe tradito, secondo Giovanni 13, 21. Ciononostante, è lo stesso Giovanni che aveva tolto all'Iscariota il posto d'onore a sottolineare il fatto che gli Apostoli non avessero capito a cosa Gesù avesse fatto riferimento, pensando piuttosto a un compito da eseguire servendosi dei soldi della cassa.

Infatti, appena ricevuto il boccone, Giuda abbandonò l'Ultima Cena sebbene fosse notte, come se il Cristo gli avesse ricordato un importante compito da eseguire.

Il bacio e i denari

Possiamo quindi affermare che Giuda godesse della fiducia di Gesù e dell'intero gruppo di Apostoli, ma che l'avesse poi tradita. Un'immagine rappresentativa importante è quella in cui Giuda ritorna quella notte insieme a soldati e sacerdoti, trovando Gesù nel bosco dei Getsemani, dove lo bacia, come amico fraterno, ricevendo una risposta dubbiosa: "Amico, perché sei qui?". Secondo l'interpretazione tradizionale, Giuda guidò gli uomini delle autorità nel luogo in cui sapeva di poter trovare Gesù, essendoci stato molte volte insieme a lui, e lo baciò per farlo riconoscere a chi doveva arrestarlo, senza rivelare il proprio tradimento. Al contrario, in Luca 22, 48 Gesù risponderebbe all'Iscariota: "Giuda, tradisci il Figlio dell'uomo con un bacio?".

La contraddizione è evidente. Nel primo caso, Gesù sarebbe sorpreso della presenza di Giuda perché l'aveva inviato a svolgere qualche commissione, come anche Giovanni scrisse, mentre nel secondo caso il Cristo sarebbe cosciente del ruolo svolto da Giuda nel suo arresto, come più volte sottolineato nelle Sacre Scritture.

Indipendentemente da quale interpretazione si scelga, quel bacio aveva una finalità pratica: coloro che erano venuti ad arrestare Gesù non l'avevano mai visto di persona e perciò doveva essere indicato loro con precisione chi fosse colui che il popolo acclamava come il Messia.

Per quale ragione Giuda tradì Gesù, nonostante fosse stato trattato da lui e dai suoi seguaci come uomo degno di fiducia?

Le Sacre Scritture sono chiare in merito: per soldi. Con precisione, per trenta denari d'argento.

L'infamia dell'Iscariota sarebbe quindi accentuata dal fatto che fosse un traditore prezzolato. Tuttavia, anche questa volta, ci sono alcune incongruenze nelle fonti. Per cominciare, trenta pezzi d'argento ai tempi di Gesù corrispondevano all'incirca al denaro necessario per l'acquisto di uno schiavo, quindi non una grande somma. Inoltre, quel prezzo tanto preciso non era una novità dei Vangeli. Già in Zaccaria 11, 12-13 si può leggere:

"Se è bene ai vostri occhi datemi il mio salario; ma se no, lasciate stare". E mi pagavano il mio salario, trenta pezzi d'argento. Allora Geova mi disse: "Gettalo al tesoro, il maestoso valore col quale sono stato valutato dal loro punto di vista". Pertanto presi i trenta pezzi d'argento e li gettai nel tesoro della casa di Geova."

Stessa cifra e stesso disgusto per averli ricevuti. Si può quindi dire che l'evento storico del tradimento di Gesù sia stato integrato da elementi derivati dall'Antico Testamento in una sorta di migrazione verso il mito, dopo la Passione di Cristo.

Infine, in Giovanni 13, 27, viene addirittura smentita la motivazione umana (l'avidità di Giuda) e si afferma che fu Satana a entrare in lui e a portarlo al tradimento.

La morte di Giuda

Le Sacre Scritture concordano sul fatto che Giuda morì poco dopo la Passione, ma ancora una volta le fonti ci forniscono versioni contrastanti sia sulle modalità sia sulle motivazioni di questo decesso.

In Matteo 27, 3-7 possiamo leggere che Giuda, pentito per aver "tradito sangue innocente" avesse restituito i trenta denari ai sacerdoti e si fosse impiccato. I trenta denari, sporchi del sangue di Gesù e di Giuda, non furono messi nel tesoro del Tempio di Gerusalemme, ma utilizzati per acquistare un campo destinato alla sepoltura degli stranieri, da allora in avanti conosciuto come "Campo del Sangue".

Siamo di fronte a uno svolgimento dei fatti tipicamente cristiano: un peccatore, Giuda, espia la propria colpa infliggendosi la morte e per tale motivo il denaro all'origine del suo peccato non può essere mischiato col resto del tesoro donato dai fedeli.

Ancora una volta, nel vecchio Testamento troviamo un riferimento specifico a un traditore che si impicca nel secondo libro di Samuele 17, 23. Parrebbe quindi un'altra aggiunta postuma per porre "ordine", secondo le Scritture, nel fatto storico della morte di Giuda.

Del resto, sono gli stessi Atti degli Apostoli 1, 18-19 a dirci che Giuda non si impiccò affatto, anzi si servì dei trenta denari per acquistare in proprio il "Campo del Sangue" dove precipitò da una rupe spargendo le sue viscere sul campo che divenne "del Sangue" proprio per questa ragione. Il fatto "fu noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme".

In definitiva, anche in questa seconda versione viene lasciato spazio alla possibilità del suicidio, ma anche dell'incidente casuale o, addirittura, del regolamento di conti tra Giuda e non meglio identificati individui, arrivati a provocare un "incidente" in cui l'Iscariota trovò la morte. È impossibile determinare quale sia stata la vera sorte storica di Giuda, ma come già accennato, trenta denari d'argento non erano sufficienti per acquistare un campo. Di conseguenza o il denaro ricevuto da Giuda era solo un acconto del vero prezzo pagato per il suo tradimento oppure il campo fu venduto all'Iscariota a un prezzo inferiore al suo valore per altre ragioni.

Quali potrebbero essere?

È stato indicato in precedenza che tanto gli Apostoli di Galilea quanto il sottogruppo a cui apparteneva Giuda potevano avere motivi legati alla lotta contro i Romani per seguire Gesù nella sua predicazione. Nell'entusiasmo iniziale, l'Iscariota sarebbe quindi stato molto fedele al Cristo per poi esserne profondamente deluso, quando il suo messaggio da indipendentista e politico virò con forza sul piano dell'uguaglianza e dell'attesa della felicità nel Regno dei Cieli, non in quello degli Uomini. Un Giuda nazionalista avrebbe ben potuto tradire Gesù per una somma puramente simbolica e poi essere aiutato da altri con le sue stesse idee politiche ad acquistare il Campo del Sangue. Oppure, sempre in via ipotetica, già al momento del tradimento dietro di lui avrebbero potuto esserci state altre persone (Apostoli?) ad appoggiarlo, ma che in seguito avrebbero eliminato quel complice scomodo per non far emergere la congiura.

Il Vangelo di Giuda

Nel Nuovo Testamento, Giuda assurge al ruolo di perfetto malvagio spinto dall'avidità, nonostante altri Apostoli come Pietro abbiano rinnegato Gesù nel corso degli avvenimenti succedutisi poco prima della Passione. Le molte versioni contrastanti riferite alle azioni e alla sorte dell'Iscariota, nonché i riferimenti a passaggi del Vecchio Testamento richiamati a supporto di quanto scritto dagli Evangelisti, disegnano in verità una figura di Giuda non ben definita, sebbene certamente in chiaroscuro.

Ad aggiungere altri dubbi, è arrivata la scoperta del Vangelo di Giuda.

Si tratta di uno scritto su papiro rinvenuto negli anni settanta del secolo scorso in Egitto, tradotto a New York dalla lingua copta tra il 2001 e il 2006, che ci fornisce una nuova e disarmante versione del ruolo di Giuda nell'arresto e nell'esecuzione di Gesù. Secondo questo testo, non solo l'Iscariota non tradì il suo Maestro, ma fu strumento consapevole affinché si compisse il suo destino e la salvezza degli Uomini col suo stesso permesso. A ben vedere, questa versione si concilierebbe meglio con la posizione di fiducia e di stretta amicizia di Giuda nei confronti del Cristo.

Purtroppo, anche in questo caso, si presentano problemi dal punto di vista delle fonti storiche. I papiri del Vangelo di Giuda sono stati datati al carbonio 14 attribuendoli al IV secolo dopo Cristo, quindi a un periodo successivo ai quattro vangeli canonici, nonostante alcuni studiosi ritengano che l'originale in lingua copta sia invece una traduzione di una versione precedente di almeno due secoli, scritta in Greco. Inoltre, dal contesto del ritrovamento e dal contenuto dei papiri, chiunque abbia scritto il Vangelo di Giuda apparteneva sicuramente allo Gnosticismo, un movimento religioso ed esoterico a carattere iniziatico che ebbe il suo massimo sviluppo tra il II e il IV secolo dopo Cristo.

Proprio a causa del loro carattere iniziatico, gli Gnostici cristiani ritennero che Gesù avesse trasmesso conoscenze segrete solo ad alcuni Apostoli, nel caso specifico a Giuda che, nella loro visione, sarebbe diventato il personaggio necessario al raggiungimento degli scopi di Gesù e di conseguenza di Dio. In pratica un finto traditore, una figura all'apparenza malvagia e in realtà eroica, capace di sacrificare la memoria che i posteri avrebbero avuto di lui pur di seguire fino alla fine le istruzioni ricevute dal suo Maestro.

Sebbene affascinante, questa versione non è suffragata da prove storiche. Il Giuda gnostico rimane pertanto una mera interpretazione dell'autore di quel "Vangelo", alla luce delle proprie credenze.

Fonti e letture consigliate

Massimo Centini, I misteri del grande traditore, in Historia n. 435, 1994, Cino del Duca.

http://www.telegraph.co.uk/

http://www.theologicaleditions.com/

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