I demoni dei nativi nordamericani

traduzione a cura di Gianluca Turconi

I nativi nordamericani sono popolazioni storicamente molto legate alla Natura, tanto nella vita quotidiana quanto nella cultura e nella religione. Esiste quindi un gran numero di creature demoniache o al contrario benevole verso l’uomo che sono strettamente collegate agli elementi naturali. Qui di seguito saranno approfondite alcune delle storie più particolari che li riguardano.

Una Yenaldooshi, strega navajo

Una Yenaldooshi, strega navajo.

Dagwanoenyent

Nella mitologia degli irochesi, Dagwanoenyent era la figlia del Vento che spesso assumeva la forma di una tromba d’aria. La tribù dei Seneca la considerava una pericolosa strega che non poteva essere uccisa.

Una storia narra di uno zio e un nipote che vivevano nelle vicinanze di Dagwanoenyent. Sebbene lo zio avesse vietato al nipote di andare a visitare la strega, il giovane andava spesso a trovare di nascosto Dagwanoenyent e suo figlio. Durante queste visite, Dagwanoenyent ignorava del tutto il ragazzo. Ogni volta che lui giocava col figlio della strega, le rubava anche un pezzo di carne dal luogo in cui abitava. Quando il bambino raggiunse i quindici anni, informò il suo amico che i due in realtà erano cugini. Lo zio del giovane era in verità il padre del figlio della strega e marito di Dagwanoenyent.

Quando il nipote tornò a casa, lo zio lo interrogò. Il ragazzo ammise di aver fatto visita a Dagwanoenyent, di aver rubato carne dalla sua casa e aver forato la sacca di olio d’orso appesa sopra la sua testa. Lo zio allora si infuriò e lo informò che dal momento che la sacca era stata rotta, tutti loro erano ora in pericolo.

Presto, Dagwanoenyent arrivò sotto forma di tromba d’aria, distrusse la capanna dello zio e lo portò via con sé. Il nipote si recò allora a casa di Dagwanoenyent per chiedere a suo cugino cosa ne fosse stato del padre. Lui non lo sapeva, ma avvertì il nipote che Dagwanoenyent si sarebbe fatta viva il giorno seguente per portare via anche lui.

Per sfuggire alla furia di Dagwanoenyent, il nipote si nascose sotto la pancia del suo guardiano, il gigantesco Mole. La strega tuttavia lo trovò e lo uccise, ma Mole fu in grado di resuscitare il ragazzo. In seguito, Mole e il nipote ritrovarono lo zio sotto un olmo che cresceva sul petto del guardiano. Il nipote aiutò lo zio a uscire da sotto l’albero per poi andare insieme alla capanna di Dagwanoenyent a ucciderla bruciando il suo corpo in un fuoco d’olio d’orso.

Dagwanoenyent presto risorse e inseguì il nipote. Lui riuscì a fuggire e quando lei finalmente ritornò alla sua capanna, il nipote e lo zio la uccisero di nuovo col fuoco. Questa volta, tuttavia, rimossero le ossa della strega dal fuoco, le trasformarono in fine polvere che separarono in tre diverse sacche, una data allo zio, una al nipote e una a Mole. Poi decisero che ogni qual volta ci fosse stato un temporale, avrebbero tenuto separate le sacche, così la polvere non si sarebbe potuta riunire e Dagwanoenyent resuscitare.

Esiste anche una leggenda in cui Dagwanoenyent diede a due fratelli tre capelli tratti dalla sua chioma cosicché quando essi avessero desiderato la pioggia, avrebbero potuto bagnare i capelli e poi spargere attorno le gocce. Una pioggia pesante sarebbe quindi arrivata sopra di loro.

Ecco la storia: due fratelli, un giovane uomo e un ragazzo, un giorno andarono nei boschi insieme. Udirono un gran frastuono sopra le loro teste e guardando all’insù videro Dagwanoenyent volare sopra di loro.

Il fratello più grande gridò per onorarla: “Gowe! Gowe!”.

Dagwanoenyent allora disse: “Grazie. Dovreste sempre cantare a quel modo quando andrete in battaglia. Se lo farete, sarò dalla vostra parte e ucciderò i vostri nemici per voi”.

Presi tre capelli dalla sua testa, Dagwanoenyent li diede ai fratelli dicendo: “Se vorrete sfuggire al pericolo, immergete questi capelli nell’acqua. Quando li estrarrete e spargerete le gocce intorno a voi, esse porteranno la pioggia”. Poi, Dagwanoenyent se ne andò lasciando soli i due fratelli.

Grazie a quei capelli i due fratelli sfuggirono spesso ai loro nemici.

Ogni volta che volevano che piovesse, era sufficiente bagnare i capelli della strega e scuoterli per far cadere le gocce d’acqua. Quei capelli furono conservati a lungo dalla tribù dei Seneca, come riportato nel 1922 in Seneca Indian Myths di Jeremiah Curtin.

Yenaldooshi

Nella mitologia Navajo, le Muta-pelle, conosciute anche col nome di Yenaldooshi, sono streghe che indossano pelli di coyote e viaggiano di notte. Appaiono nude, con indosso solo maschere e gioielli sotto le pellicce e hanno la tendenza a vivere in caverne dove conservano teste umane ben riconoscibili sopra appositi ripiani.

Le Yenaldooshi guadagnano potere uccidendo parenti stretti, a volte persino un fratello. Sono conosciute per dissacrare i segni sacri dipinti nella sabbia urinandovi, sputandovi o defecandovi sopra. Praticano anche il cannibalismo e la necrofilia. Si racconta che siano anche capaci di creare polline dalle ossa dei neonati umani sepolti che poi spargono sulle famiglie Navajo addormentate causando malattie, problemi sociali e morte.

Le Yenaldooshi sono spesso identificate dalla presenza di strani rumori, cani che abbaiano o sporcizia in caduta dall’alto delle tende tradizionali Navajo, quando provano a spargere il loro polline sopra ignare famiglie. Possono essere uccise o catturate. Se non vengono catturate, un cantore (hataalii) o un uomo-medicina possono proteggere la famiglia minacciata.

Inoltre, le Yenaldooshi possono indebolire i cacciatori lanciandogli contro le loro pellicce. Se ci riescono, le streghe assumono le sembianze del cacciatore. Le Yenaldooshi lo fanno per il desiderio di giacere con la moglie del cacciatore. Durante il tempo in cui la Yenaldooshi vive con la moglie del cacciatore, quest’ultimo rimane immobilizzato nella posizione di un coyote addormentato. Alla fine, comunque, la moglie realizzerà che la Yenaldooshi non è il marito, perché tutte le streghe sono pigre e col tempo l’intera casa comincerà a puzzare di urina di coyote.

Tornarsuk

Tornarsuk (nome usato dagli Inuit, gli Eschimesi, nel Labrador e nella zona artica) conosciuto anche come Tornatik, Torngarsoak, Torngasoak, Tungrangayak, è lo spirito dominante superiore al Tornaq (il famiglio di uno sciamano). Viene rappresentato come un orso oppure un alto uomo con un braccio solo e con un fisico minuto, somigliante a un dito della mano. Alcune descrizioni lo rappresentano come invisibile, con un corpo coperto di occhi o come un mostro marino.

I Tornaq sono i famigli degli sciamani e si ritiene siano i possessori di ogni cosa in Natura. Essi sono generalmente invisibili, sebbene a volte appaiano come una luce o un fuoco prima della morte di qualcuno.

Un altro racconto descrive Tornarsuk come un orso polare che risiede in una caverna nei pressi della baia di Ungava sullo stretto di Hudson, dove è il signore di balene e foche.

Tornarsuk è il capo e il più potente degli esseri soprannaturali in Groenlandia. È invocato dai pescatori e dagli Anguekkok (gli uomini-medicina) quando qualcuno si ammala. Esisto anche altri spiriti invisibili a tutti tranne agli Anguekkok. Tali esseri sono in grado di insegnare agli Anguekkok come rendere felici gli altri, quando li invocano su di loro. Ogni Anguekkok conserva lo spirito di un famiglio in una sacca di pelle dalla quale lo evocano o lo consultano come un oracolo.

Fonti e letture consigliate

Collin de Plancy, Dictionnaire Infernal (1863).

Dictionary of Native American Mythology

Copyright

Il testo originale in lingua inglese è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International, © DeliriumsRealm. Traduzione italiana © 2023 Gianluca Turconi.

Torna a inizio pagina


RSS - FAQ - Privacy

Copyright © 2006-2024 Gianluca Turconi - Tutti i diritti riservati.