"Il Golem" di Gustav Meyrink

a cura di Andrea Micalone

"Il Golem" in un'edizione italiana targata Bompiani - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

"Il Golem" in un'edizione italiana targata Bompiani.

Tra il 1913 e il 1914 Gustav Meyrink, scrittore di origini austriache ed ebraiche, faceva uscire a puntate il romanzo che lo avrebbe consacrato definitivamente tra i grandi autori del genere fantastico. Il successo fu tanto vasto e immediato che già nel 1915 il libro veniva ristampato in volume unico.

Meyrink, da sempre interessato a occultismo, leggende ed esoterismo, sfruttando l'antico mito ebraico del Golem e la storica fama di Praga, città per definizione colma di enigmi dal sapore gotico, andò a comporre una trama imbevuta di mistero.

Tutto inizia quando un uomo scambia il proprio cappello con quello di Athanasius Pernath, un intagliatore di pietre preziose. L'uomo ha quindi modo di rivivere, in una sorta di visione, l'esistenza di Pernath. Inizia così un racconto a metà tra l'onirico e l'avventuroso, in cui si susseguono avvenimenti che, all'occhio del lettore moderno, possono apparire come una curiosa commistione tra gli scritti di Edgar Allan Poe e la penna di Kafka (anche quest'ultimo originario di Praga e contemporaneo dello stesso Meyrink).

Accanto a Pernath si agitano inoltre figure più o meno inquietanti, primi fra tutti: il vecchio rigattiere Aaron Wassertrum, che nasconde molti segreti ed è definibile come l'oscuro antagonista; e Hillel, un impiegato del municipio ebraico che, nonostante le apparenze banali, si rivelerà un fine conoscitore di energie benigne.

"Der Golem", nella prima edizione in volume unico del 1914 - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International - Fonte Wikimedia Commons, utente Selfie756

"Der Golem", nella prima edizione in volume unico del 1914.

Pernath finirà ben presto in carcere, incastrato da una serie di avvenimenti non del tutto spiegabili. È a questo punto che l'accostamento con il "Processo" di Kafka risalta in modo più intenso e piacevole.

La trama segue però un proprio filo conduttore ben diverso e quest'ultimo incontra spesso sul proprio cammino la misteriosa figura del Golem. Esso, secondo la leggenda, sarebbe l'oscuro costrutto capace di obbedire a qualsiasi ordine gli venga impartito, tramite un messaggio legato al suo collo.

Nel romanzo, però, questa celebre figura assume una forma ancor più particolare, poiché si rivela essere non solo l'entità misteriosa rinchiusa in una stanza senza porte, la cui unica finestra è sospesa a vari metri di altezza all'interno di un palazzo, ma va anche ad assumere una personalità quasi opposta e complementare a quella del protagonista, rivelandosi un suo alter ego o, forse, il suo lato oscuro dell'anima.

"Il Golem" non è dunque valido ancora oggi per le sue idee esoteriche e il lato misterioso e affascinante (o non soltanto per questo), ma soprattutto per le qualità letterarie che nulla hanno da invidiare ad altri suoi contemporanei che, forse per la maggior prolificità, sono rimasti invece nella memoria letteraria con più intensità.

In conclusione, Meyrink non colpisce perché rivela dei misteri al suo lettore, (anzi, a ben pensarci, si termina la lettura con ancor più quesiti di quando si è cominciato) ma perché sorprende per la capacità di narrare e definire un mondo onirico, inspiegabile e che, in realtà, è quello della nostra stessa mente e della nostra morale.

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