Intervista allo scrittore Leonardo Patrignani

a cura di Andrea Micalone

Lo scrittore Leonardo Patrignani

Lo scrittore Leonardo Patrignani.

Intervista esclusiva a Leonardo Patrignani, autore dei romanzi Multiversum editi da Mondadori, realizzata per Letture Fantastiche da Andrea Micalone

Andrea Micalone: Gentile Leonardo, benvenuto sul sito "Letture Fantastiche". Per me, e per tutto il sito, è un onore intervistarla. Cominciamo subito con l'intervista. La sua trilogia "Multiversum" è stata pubblicata in ben 18 paesi e nel genere fantastico al momento lei è tra i primi autori in Italia. Come si sente uno scrittore nel vedere le proprie creazioni arrivare lontano e finire tra le mani di migliaia di lettori sconosciuti?

Leonardo Patrignani: Un po' come si sentiva il Leonardo musicista a suonare dal vivo e vedere che la gente, man mano, si ammassava di fronte al palco. Ho sempre desiderato "intrattenere" le persone. Con una lettura, una canzone, un contenuto creativo. Vedere che il fandom, come lo si chiama oggi, si allarga ogni giorno di più, è una gran gioia oltre a costituire la precisa realizzazione di un obiettivo artistico. Senza un pubblico, se ci pensi, non sono niente di più che un matto che parla da solo per strada!

Il terzo romanzo chiude la trilogia di Multiversum? In futuro pensa di tornare ad accrescere la saga? Oppure pensa già a nuovi progetti?

Utopia è il terzo e ultimo romanzo della trilogia Multiversum, che però non è del tutto conclusa perché prosegue idealmente con gli spin off di Multiversum Stories, la collana curata da me che ogni anno ospita i migliori racconti dei fan e una mia short story, il tutto basandosi sugli scenari della saga per ampliarne l'universo narrativo. Non ho intenzione di scriverne un quarto, anche se ho imparato strada facendo che non si può mai dire mai, in questo ambito. Solo che io amo cambiare.

Per la creazione di una trama così intricata e complessa, sviluppata in un mondo d'immaginazione, quali sono state le difficoltà più grandi? E quali invece le soddisfazioni maggiori?

La difficoltà principale è sempre quella di rendere coerente un mondo del tutto inventato, come è capitato a me quando il secondo libro, Memoria, ha cominciato a raccontare le vicende di Gea, una società totalitaria del futuro che ricorda pietre miliari come 1984 o Il mondo nuovo. Si tratta di una civiltà con la sua storia e di una società con le sue dinamiche, che incontriamo anche in gran parte di Utopia. Andava descritta per bene, dunque, in quanto scenario principale di almeno metà saga. Inoltre, anche la stessa tematica della trilogia - gli universi paralleli - non è stata esattamente semplice da gestire, vista la continua biforcazione di eventi e possibilità. Credo di aver fatto impazzire il mio editor, Francesco Gungui, e di essere debitore in caso finisse in analisi per colpa mia!

Lei ha sempre amato la scrittura? Oppure è stata una scoperta arrivata solo in un certo momento della sua vita?

Sempre amata, da quando imparai a scrivere. Racconto sempre che la prima trama a mia firma, scritta a biro su dei foglietti, è datata 1986. Quindi ero un bimbo di 6 anni! Una volta l'ho anche pubblicata su Facebook, perché la custodisco ancora gelosamente. Questione di DNA, credo, così come con la musica.

Quali autori l'hanno influenzata di più nella creazione delle sue storie?

Senz'altro Stephen King, l'autore che ho letto di più nella mia vita. Ma sono cresciuto con i romanzi di Jules Verne, di Salgari, Ende, e più avanti ho scoperto decine di autori di fantascienza straordinari come Lem, Huxley, Asimov, Simak... potrei andare avanti fino a domani. Il fantastico è un territorio in cui mi trovo da sempre a mio agio, anche se non sono un lettore di fantasy ma più che altro di science fiction e, da piccolo, horror (amavo Poe, Lovecraft, Clive Barker...). Scostandoci dalla narrativa fantastica, sono un divoratore di thriller, specialmente quelli a sfondo psicologico, e mi piacciono i romanzi dalla scrittura scorrevole e avventurosa, come quelli di Glenn Cooper (che in questi anni è diventato anche un amico, e non posso che essere felice di questo perché è davvero una persona straordinaria).

A suo parere, quali differenze ci sono tra scrivere un romanzo che rientra nell'ambito del fantastico e scrivere un altro genere?

Mi riallaccio alla risposta precedente. Nella narrativa fantastica l'autore è spesso alle prese con un mondo inventato da zero, costruito all'interno della sua testa e poi tradotto su carta. I suoi personaggi si muoveranno all'interno di questa creazione, che deve dunque essere sensata, coerente, credibile anche laddove fosse paradossale o assurda. Si tratta di mettere in piedi un'architettura, e alla prima falla si rischia di spezzare quel patto con lettore che tiene in piedi l'intera storia grazie alla cosiddetta sospensione dell'incredulità. Nella stesura di un romanzo realistico, per esempio, questo problema non si pone. Si deve essere dunque abili nel raccontare una realtà che molto probabilmente il lettore conosce bene. Siamo nella vita di tutti i giorni, e raccontiamo quella che potrebbe essere la storia di un nostro conoscente alle prese con i drammi, gli ostacoli e le difficoltà di qualsiasi esistenza.

Una domanda particolare che faccio sempre: se avesse incontrato il suo autore preferito, cosa gli avrebbe chiesto?

Il mio autore preferito l'ho incontrato e l'ho fatto anche ridere. L'aneddoto risale all'anno scorso, quando mi trovavo in Francia per alcuni appuntamenti con i blogger all'interno della redazione di Gallimard, il mio editore francese. In quei giorni Stephen King teneva una serata a teatro a Parigi, per l'uscita di Doctor Sleep. Potevo mancare? Ovviamente no, e mi feci anche tre ore di fila al freddo per entrare e vedere finalmente dal vivo l'autore che mi ha fatto appassionare a questo mestiere. E il bello è che a un certo punto, mentre faceva il modesto denigrando la sua unica opera da regista (Maximum Overdrive, uscito in Italia come Brivido), un pazzo nella folla ha gridato "it's great!", facendolo ridere e replicare con una battuta. Ebbene, quel folle ero io, e ne vado fiero da qui alla fine dell'eternità (per chi non ci crede, c'è l'intero video della serata di King su Youtube... cercate, cercate)!

Copertina di Multiversum - Utopia, romanzo dello scrittore Leonardo Patrignani

Copertina di Multiversum - Utopia, romanzo dello scrittore Leonardo Patrignani.

Ora le faccio la domanda che tutti coloro che scrivono si pongono: come si arriva a pubblicare con una grande casa editrice? Ha dei consigli da dare a chi si propone un simile obiettivo?

Consiglio innanzitutto di armarsi di pazienza e dotarsi di grande umiltà (ma questa solitamente è una dote innata, o ce l'hai o è dura apprenderla). Poi suggerisco di fare come ho fatto io. Spedire agli editori inizialmente una submission (trovate su internet vari modelli americani che potete utilizzare) con la quale si riesce a presentare l'opera senza stare a inviare manoscritti a destra e a manca. La collana che si dimostrerà interessata alla lettura si farà certamente viva chiedendo l'invio del romanzo. La prima scrematura, anche da parte degli agenti letterari, avviene più facilmente con una submission, pertanto lo consiglio caldamente. Per il resto è utile anche frequentare fiere del settore, conoscere professionisti e carpire ogni possibile segreto del mestiere, sempre nel rispetto dei ruoli. Spesso vedo persone che attaccano l'editoria per quello che pubblica, e la maggior parte delle volte si tratta di autori i cui romanzi sono stati rifiutati. Non è un comportamento professionale, questo. È un atteggiamento da dilettanti, nel senso dispregiativo del termine. I ruoli sono importanti, e va rispettato chi è più in là nel cammino in un certo settore. Personalmente, ho imparato anche dal mio passato musicale che al novanta per cento, quando si riceve un rifiuto, il problema è nostro e non del sistema. Meglio ragionare sulle nostre mancanze, migliorare, e attendere l'occasione giusta.

Lei in passato è stato anche un cantante e autore di canzoni. Che differenza c'è tra scrivere una canzone e un romanzo? E quale delle due cose preferisce?

Preferisco scrivere romanzi, per il semplice motivo che... è più difficile. Molto più difficile. Quando scrivevo canzoni (ne avrò una quarantina depositate in Siae, tra i dischi dei Beholder e altri progetti) lo trovavo molto più immediato, e comunque era un lavoro che nasceva in camera mia e si sviluppava in sala prove con gli altri musicisti, per poi terminare davvero solo in studio di registrazione con il tecnico del suono o produttore artistico di turno. Un percorso diverso, anche se con molte similitudini, che però ho sempre trovato più semplice rispetto al processo di ideazione e stesura di un romanzo, che richiede tra l'altro molto più tempo.

Ha già nuovi progetti in mente?

Il mio nuovo romanzo è una stand-alone novel (autoconclusivo, per gli amici) che Mondadori farà uscire il 9 giugno. Si intitola There, è un thriller a sfondo paranormale che ruota attorno al tema delle esperienze di premorte. Non vedo l'ora che esca, per avere il parere dei lettori e della stampa. La protagonista ha 19 anni, e la storia è parecchio diversa dalla trilogia che la precede, anche per quanto riguarda lo stile. Questa volta si tratta di una prima persona al presente, una sfida che mi sono lanciato per cercare di entrare in piena sintonia con i pensieri e la vicenda della protagonista. E sono molto contento del risultato, ma finché non saranno i lettori ad attestare la buona riuscita dell'esperimento è meglio non pronunciarsi troppo ad alta voce!

A nome di tutto il sito "Letture Fantastiche" la ringrazio per l'intervista. Fa sempre piacere vedere che la buona scrittura in Italia è viva e vegeta. Auguri per il suo prossimo lavoro!

Grazie di cuore, e un saluto a tutti i lettori (una percentuale sempre minore in Italia, ma proviamo a rimediare invadendo il web con contenuti creativi interessanti... quindi complimenti a voi!)

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