La crescita di Giulietta grazie all'amore per Romeo

a cura di Penny Gay

traduzione italiana a cura di Gianluca Turconi

Giulietta è la più giovane protagonista in un'opera di Shakespeare - sta per compiere quattordici anni. Giulietta è anche il terzo più lungo ruolo femminile creato da Shakespeare: solo le più adulte Cleopatra e Rosalinda hanno parti più lunghe nelle sue tragedie. È una giovane ragazza entrata a malapena nella pubertà, eppure una che, nel corso dell'opera "Romeo e Giulietta", prende decisioni che le cambieranno la vita e le racconta al pubblico, in poesia di straordinaria eloquenza. Cosa voleva mostrarci Shakespeare grazie a questa figura paradossale?

La giovanissima Giulietta dipinta da John William Waterhouse - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons

La giovanissima Giulietta dipinta da John William Waterhouse.

La fonte dell'opera, il poema Romeus and Juliet (1562) di Arthur Brooke, fu seguito fedelmente sotto molti aspetti da Shakespeare, ma non in merito all'età di Giulietta. La Giulietta di Brooke aveva quasi sedici anni: quella di Shakespeare è così giovane che i tentativi dei suoi genitori di controllarne la vita sono fattori chiave nella narrativa dell'opera. Suo padre minaccia di picchiarla se gli disobbedirà (Atto 3, Scena 5). Lei ha ancora come confidente la balia che l'aveva allattata. Eppure sua madre, suo padre e il suo pretendente Paride enfatizzano che Giulietta sia pronta per un matrimonio combinato. "Se ben ricordo, ero già tua madre alla tua età', dice Monna Capuleti (1.3.71-72). Giulietta parla solamente per sette versi nella sua prima scena; è la balia a essere loquace, sottolineando per il pubblico quanto la protagonista sia giovane.

La passione le trasmette potere

Quando Giulietta appare la volta successiva, alla festa dei Capuleti, un suo aspetto imprevisto viene rivelato. Nel momento in cui Romeo, ammirando la sua bellezza, l'approccia in modo cortese ("Se con indegna mano profano..." (1.5.92), invece di essere schiva e tranquilla, lei lo imita linea per linea e spirito per spirito in un sonetto formale. In questo modo entrambi e in maniera eguale dichiarano la reciproca attrazione. Giulietta si dimostra una poetessa naturale, capace di farsi coinvolgere nei giochi linguistici dei quali l'autocosciente poetico Romeo era stato il solo attore. Qui l'apparentemente ineducata Giulietta gli risponde deliziosamente nella medesima lingua:

Pellegrino,
alla tua mano tu fai troppo torto,
ché nel gesto gentile essa ha mostrato
la buona devozione che si deve.
Anche i santi hanno mani, e i pellegrini
le possono toccare, e palma a palma
è il modo di baciar dei pii palmieri. (1.5.96-99)

La più famosa scena shakespeariana, la scena del balcone (Atto 2, Scena 1), deve essere stata una straordinaria sorpresa per il primo pubblico di quest'opera, non solo a causa della sua tragica audacia, ma anche perché Giulietta parla ancora, ora con maggior eloquenza. All'inizio sembra parlare solo a sé stessa - ma la sentiamo discutere di sfuggita (e anche Romeo la sente) su un complesso caso filosofico:

Il tuo nome soltanto m'è nemico;
ma tu saresti tu, sempre Romeo
per me, quand'anche non fosti un Montecchi.
...Ma poi, che cos'è un nome?...
Forse che quella che chiamiamo rosa
cesserebbe d'avere il suo profumo
se la chiamassimo con altro nome? (2.1.80-81, 85-86)

Giulietta mostra un grande realismo emozionale in questa famosa scena di amore giovanile. Altro esempio appena successivo:

Tu m'ami?... So che mi risponderai "Sì",
e io ti prenderò sulla parola;
ma non giurare, no, perché se giuri,
potresti poi dimostrarti spergiuro.
Agli spergiuri degli amanti - dicono -
ride anche Giove. O gentile Romeo,
se m'ami, dimmelo con lealtà.

Giulietta la poetessa

Negli atti successivi dell'opera, in cui l'azione si tramuta inesorabilmente in tragedia, Giulietta è persino più espressiva. Se il punto di svolta nella trama sono le violente morti di Mercuzio e Tebaldo in Atto 3, Scena 1, il momento centrale più sbalorditivo dell'opera è l'Atto 3, scena 2, in cui Giulietta si prepara per la sua prima notte di nozze e deve affrontare la terribile ironia che queste morti coinvolgono il suo nuovo marito. "Galoppate veloci, o voi corsieri..." è un discorso di straordinario coraggio immaginativo: è pieno di esplicite immagini fisiche - questa giovane vergine non è un'innocente naif - e gioiosa energia sessuale, dall'inizio alla fine di quelle straordinarie 30 righe.

È l'adrenalina del pericolosamente segreto matrimonio, l'esperienza del soddisfacimento sessuale o l'eccitazione della scoperta dei propri poteri intellettuali e immaginativi che spinge lo sviluppo della bambina in donna visibile nella seconda metà dell'opera? Nel permettersi di parlare e pensare come una poetessa, Giulietta può essere vista come reclamante un ruolo maschile. In Atto 3, Scena 5 lei si impegna in una discussione, parlando in maniera ambigua con la madre a proposito della morte di Tebaldo e del frettoloso matrimonio con Paride che le propone:

io di sposarmi non ho alcuna voglia,
e che quando l'avrò,
giuro, sarà magari con Romeo,
che pur sapete quanto odi,
piuttosto che con Paride... (3.5.121-23)
La scena del balcone in "Romeo e Giulietta" segna l'inizio del passaggio di Giulietta da bambina a giovane donna - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, autore Frank Dicksee

La scena del balcone in "Romeo e Giulietta" segna l'inizio del passaggio di Giulietta da bambina a giovane donna.

Ma il tentativo di discutere col padre in maniera simile è un passo troppo lungo; nega l'ancora assoluto potere sociale del patriarca: "Sciagurata ribelle!... Ascolta bene: o tu ti rechi in chiesa giovedì o non mi comparire più davanti!". Il vecchio Capuleto è offeso che la figlia abbia una mente propria e la sola risposta alla sua richiesta di essere ascoltata è "E basta, non parlare, non discutere, che già mi sento prudere le mani!", quando minaccia di picchiarla. (3.5.149, 164).

Imprigionata in una situazione impossibile, con i genitori che rifiutano di ascoltarla, Giulietta si sottomette all'autorità maschile alternativa del Frate: quella del sacerdote e dello scienziato. Tipicamente, non procede col piano senza analizzare a lungo i pro e i contro (soprattutto i contro) mentre si prepara ad assumere la droga. La sua immaginazione poetica l'assiste molto bene quando immagina gli orrori del risveglio in un ossario o di non svegliarsi affatto a causa dell'avvelenamento. Ma il suo coraggio non è mai messo in dubbio e al termine di questo grandioso soliloquio pronuncia quella che potrebbe essere vista come una frase mascolina: "Eccomi a te, Romeo. Lo bevo a te." (4.3.57).

Giulietta a teatro

"Per recitar la mia macabra scena devo agire da sola", dice Giulietta quando inizia quest'ultimo atto della sua storia. Nell'impiegare una delle sue immagini preferite - "Tutto il mondo è un palcoscenico" - Shakespeare qui ricorda al pubblico che si è in un teatro, dove nulla è come appare. Forse a questo punto il primo pubblico inconsciamente si rammentò del paradosso che questa ragazza che ingannava i propri genitori - e ne parlava - poteva in realtà essere rappresentata sulla scena solo da un ragazzo adolescente. Il ragazzo attore che rappresentava Giulietta poteva essere di qualunque età dagli 11 ai 21 anni, fin tanto che manteneva la propria voce e la propria camminata sufficientemente femminili. E forse questo è l'indizio che ci conduce a ciò che è alla base del coraggio con cui Shakespeare scrisse l'eloquente ruolo di Giulietta: non poteva rappresentare il vero mondo del XVI secolo sul suo palcoscenico a causa della forte opposizione religiosa e della misoginia racchiusa nella legge inglese, ma poteva presentare un mondo alternativo in cui giovani donne si esprimevano liberamente ed eloquentemente, sebbene ciò non potesse garantire loro un finale felice.

Romeo e Giulietta oggi ha assunto una posizione di mito potente e familiare - non solo a teatro, ma anche in ogni altro tipo di adattamento - opera, balletto, musical (West Side Story), film - come popolare storia d'amore destinata all'insuccesso. Ma guardando più da vicino il testo di Shakespeare potremmo concludere che il suo lavoro fosse più interessato all'impossibile posizione culturale della giovane e intelligente donna che sapeva cosa voleva e ne parlava senza timori, discuteva per i propri diritti e nel farlo produceva poesia allo stesso livello dei più appassionati eroi romantici shakespeariani.

Notizie sull'autore

Penny Gay è Professore Emerito di Lingua Inglese e Drammaturgia all'Università di Sidney e membro dell'Accademia Australiana di Studi Umanistici. Ha pubblicato molti lavori su Shakespeare, in particolare sulle commedie. Il suo libro As She Likes It: Shakespeare's Unruly Women fu pubblicato nel 1994 e The Cambridge Introduction to Shakespeare's Comedies nel 2008.

Ha anche scritto una sostanzialmente nuova Introduction to the New Cambridge Shakespeare Twelfth Night. Il suo attuale campo di ricerca è la storia della recitazione, tanto antica quanto contemporanea, delle opere di Shakespeare e di altra drammaturgia inglese, con particolare riferimento al ruolo delle donne.

Licenza del testo e altre informazioni di copyright

Il testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International, © Penny Gay. Traduzione italiana © 2018 Gianluca Turconi.

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