La saga delle scimmie

a cura di Marco Alfaroli

Da "Il pianeta delle scimmie" a "Apes Revolution", entriamo in una saga classica della letteratura e del cinema di fantascienza, ripercorrendo quasi cinquant'anni dell'immaginario fantastico legato all'ascesa dei nostri cugini primati, tra origini letterarie e americanizzazioni cinematografiche.

Arriva in questi giorni al cinema il film Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie, sequel de L'alba del pianeta delle scimmie del 2011.

Si tratta di un reboot che è arrivato al secondo episodio, diventerà probabilmente una trilogia e forse qualcosa di più. È arricchito dai moderni effetti speciali e dalla performance capture abbinata a Andy Serkis, l'uomo che ha permesso al computer di dar vita a un personaggio difficile come Gollum de Il Signore degli Anelli.

Attori della serie TV "Il pianeta delle scimmie" del 1974, immagine rilasciata in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente We hope

Attori della serie TV "Il pianeta delle scimmie" del 1974. A sinistra Ron Harper e James Naughton, a destra Roddy McDowell nel ruolo dello scimpanzé Galen. Come nei film cinematografici, anche nella trasposizione televisiva, il trucco di scena che permetteva di dare espressività umana ai personaggi-scimmia ebbe grande successo.

La storia parte dall'inizio, dalla prima scintilla d'intelligenza che scatta nella testa di Cesare, lo scimpanzé destinato a guidare le scimmie alla conquista della Terra. Si è scelto di non riproporre subito la vicenda originale del romanzo La planète des singes di Pierre Boulle ed è stata un'ottima mossa per rinverdire la saga, anche se l'idea è presa dal quarto episodio del ciclo classico, 1999: conquista della Terra.

Lasciamo però da parte per un attimo le idee aggiunte strada facendo e cerchiamo di mantenere al centro del discorso proprio il romanzo e quindi l'idea che lo scrittore francese ha avuto e che ha scatenato una lunga sfilza di pellicole. L'idea è semplice e geniale: c'è un capovolgimento dei ruoli, l'uomo è ridotto ad animale e le scimmie sono diventate intelligenti!

Il libro fu pubblicato in Italia nel 1965 con il titolo Viaggio a Soror e poi di nuovo nel 1975, dopo che Hollywood ne aveva tratto ben cinque film, con il suo vero titolo: Il pianeta delle scimmie. Io l'ho letto proprio qualche mese prima dell'arrivo in sala del remake di Tim Burton Planet of the Apes - Il pianeta delle scimmie del 2001, quindi abbastanza tardi, ma come si dice meglio tardi che mai.

Ebbene, sono quasi cinquant'anni che Hollywood ripropone la stessa minestra presa da un ottimo romanzo. Perché? Per il semplice fatto che il primo film realizzato, Il pianeta delle scimmie del 1968, è stato un successo clamoroso che ha dato origine a quattro seguiti, meno fortunati, e a due serie televisive (una a cartoni animati) e Marvel Comics ha realizzato un fumetto scopiazzando l'idea, sto parlando di Kamandi, il ragazzo che vive in un mondo dove gli umani sono diventati animali e tutti gli animali sono diventati intelligenti.

Proprio per il successo del film del 1968, nel 2001 si è deciso di tornare alle origini con un remake affidato a Tim Burton. Mi viene da sorridere perché ho giusto tra le mani Best Movie di giugno e leggo "rifatto malamente da Tim Burton nel 2001". Questo è chiaramente un giudizio ingiusto che fa parte del gioco: il film da spingere adesso è il nuovo e anche se forse non ne ha bisogno si usa ogni mezzo per farlo. Comunque io, nel 2001 al cinema, mentre scorrevano i titoli di coda ero soddisfatto per ciò che avevo appena visto e ho pensato: "Che bello, finalmente un film dove il pianeta delle scimmie non è la Terra, ma un mondo alieno sul quale i primati si sono evoluti e gli umani sono regrediti, proprio come l'aveva descritto Boulle nel suo libro! E, spettacolo fantastico, il finale è fedelissimo al romanzo, con l'astronauta che riesce a tornare sulla Terra, dove nel frattempo le scimmie si sono evolute come era già successo su Ashlar".

Credo che il remake di Tim Burton resti un piccolo gioiello da tenere staccato dalle due saghe, quella classica e quella nuova, ma assolutamente da non sottovalutare. Ha cambiato non poco la trama rispetto al libro, questo sì: non ci sono più il giornalista Ulisse Mérou, il professor Antelle e il giovane fisico Arturo Levain che partono sulla navicella alla volta di Soror nel sistema astrale di Betelgeuse e in alternativa c'è la base spaziale Oberon colpita da una tempesta elettromagnetica e il cosmonauta Leo Davidson che insegue la capsula col suo scimpanzé Pericles e fa naufragio sul pianeta Ashlan. Scoprirà di aver viaggiato nel futuro e che proprio qui è precipitata la base che ha dato origine a tutto.

Un ulteriore merito di Burton è l'aver concentrato tutta la vicenda in un solo film, come Boulle aveva fatto in un solo libro. Resta memorabile l'interpretazione di Tim Roth sotto il make-up che lo trasforma nel perfido scimpanzé Generale Thade.

Il film del 1968 con Charlton Heston (astronauta George Taylor) è americanizzato al massimo rispetto al romanzo, molto francese, per cui la spedizione del professor Antelle diviene un volo della NASA con quattro astronauti che viaggiano ibernati verso un pianeta sconosciuto. Quando arrivano fanno naufragio. E effettivamente l'astronave a forma di punta di freccia che pilotano può fare solo questo, visto che è priva di ali. Se non si fosse schiantata, avrebbe potuto decollare per far ritorno a casa? Probabilmente no. Sembra la parte anteriore di un razzo e non si capisce dove dovrebbe contenere il carburante. Comunque, per tornare alla trama, i tre astronauti scampati al naufragio vengono decimati in una battuta di caccia che le scimmie organizzano continuamente e in cui le prede sono gli umani. Gli astronauti vi capitano in mezzo e si ritrovano a correre al fianco di un branco di loro simili ridotti allo stato di bruti senza cervello.

Nel libro erano nudi. Nel film, invece, si optò per vestirli con pelli di animali, un po' come vestivano i Neanderthal nella preistoria e questo è un grave errore: infatti se riescono a fabbricarsi indumenti con la pelle degli animali che uccidono per nutrirsi, significa che hanno già raggiunto la soglia di intelligenza dei Neanderthal o dei Cro-Magnon e non sono più bestie. Boulle aveva giustamente evitato questo particolare.

Taylor ritrova uno dei suoi in un secondo tempo e scopre con orrore che è stato lobotomizzato dalle scimmie in chissà quale esperimento. Lo hanno reso stupido come gli autoctoni. Nel libro questa triste sorte tocca al professor Antelle, che nella spedizione era il più assetato di conoscenza. La sua fine è la maledizione peggiore che ci sia per uno scienziato.

Fan de "Il pianeta delle scimmie" alla WonderCon 2011; del 1974, immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic, fonte Wikimedia Commons, utente Nigellegend

Fan de "Il pianeta delle scimmie" truccati da Dott. Zaius e Dott.ssa Zira alla WonderCon 2011. Come in altre serie di grande successo, la comunità di appassionati delle scimmie senzienti comprende un gran numero di persone interessate anche al mondo del cosplay e della rappresentazione in costume.

Nel film non è spiegato in che modo la navicella naufragata sul pianeta possa ripartire, eppure in Fuga dal pianeta delle scimmie Cornelius e Zira la utilizzano per tornare sulla Terra, addirittura nel passato, alla faccia della teoria della relatività!

Cornelius e Zira sono gli scienziati scimpanzé che aiutano il protagonista umano e sono presenti insieme a Nova nel romanzo, nel film del 1968 e in quello di Tim Burton del 2001. Speriamo che il reboot, proseguendo nella serie, arrivi a riproporli.

Nel 1968 si era in piena Guerra Fredda e la paura per la guerra atomica incombeva; alla fine del film Taylor scopre i resti della Statua della Libertà e capisce di essere sulla Terra, nella ex New York, in un futuro sconvolto da una tremenda catastrofe nucleare. O meglio, lo intuisce e se ne ha la certezza in L'altra faccia del pianeta delle scimmie dove si scopre una comunità di uomini ancora intelligenti, deturpati dalle radiazioni, che custodiscono l'ultimo ordigno che porrà fine a tutto.

In Fuga dal pianeta delle scimmie (terzo capitolo della saga classica) Zira e Cornelius, unici sopravvissuti all'esplosione della Terra, tornano nel passato dove gli uomini sono evoluti e le scimmie sono ancora allo stato bestiale; purtroppo il trattamento che ricevono dagli uomini è uguale se non peggiore a quello che le scimmie avevano riservato a Taylor e ai suoi compagni nel loro tempo.

Con 1999: conquista della Terra si arriva al personaggio di Cesare e al reboot. C'è una forte contraddizione con i film precedenti che suggerivano il disastro atomico e si torna al romanzo, che accennava a una lenta evoluzione delle scimmie e a una regressione dell'umanità per via di un virus. Anche nel reboot si mantiene questa versione che è anche la più credibile: come potevano sopravvivere le scimmie all'atomica? Piuttosto che più intelligenti sarebbero diventate più morte.

Anno 2670: ultimo atto è il quinto episodio della saga classica; all'epoca della sua uscita le scimmie avevano ormai esaurito la carica e gli incassi erano sempre più miseri. Tanto che i distributori italiani cercarono di farlo passare per qualcos'altro: a partire dal titolo, dove non compare nessun riferimento alle scimmie (il titolo originale era Battle for the planet of the Apes) per arrivare al poster, completamente ridipinto, con le uniformi dei soldati che combattono contro le scimmie trasformate in buffe tutine da spaziali alla Flash Gordon e imbarazzanti astronavi che svolazzano qua e là, delle quali non c'è traccia nella pellicola.

Insomma, l'idea di Pierre Boulle è stata spremuta all'inverosimile e si potrebbe pensare che ormai sono solo gli effetti speciali e il richiamo del nome a portare gli spettatori al cinema. Invece, dopo aver dimostrato di saper mettere in campo una solida trama che ha decretato il successo de L'alba del pianeta delle scimmie i creatori del reboot tornano alla carica con Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie. E sarà ancora una volta successo, perché lo spettacolo deve continuare!

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