La zucca di Halloween

a cura di Gianluca Turconi

La zucca incavata, dal ghigno inquietante e spaventoso, tipica del periodo di Halloween, nel mondo anglosassone è comunemente chiamata "Jack-o'-Lantern". Il nome è di origini britanniche, più specificamente irlandesi, e risale alla fine del XVII secolo. Letteralmente significa "uomo con la lanterna" e faceva riferimento alle guardie che mantenevano l'ordine e sorvegliavano le strade di notte.

Jack-o'-Lantern - Immagine rilasciata sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic, fonte Wikimedia Commons, utente Toby Ord

Jack-o'-Lantern.

La leggenda che lo collega ad Halloween è sempre irlandese, ma successiva, dell'inizio del XVIII secolo. Essa racconta la storia di Stingy Jack, un ubriacone taccagno, che in una buia notte di Halloween si imbatté in un uomo, poi rivelatosi il Diavolo in persona. Non sapendo cos'altro fare di fronte a quel terribile essere, Jack lo invitò a bere un bicchierino. Inaspettatamente, il Diavolo sotto forma umana accettò e si recò insieme a lui in una taverna poco distante.

Quando fu il momento di pagare la bevuta, Jack, come suo solito, aspettò che fosse il Diavolo a mettere il contante. Tuttavia, egli era sprovvisto di denaro, dato che i suoi conti venivano pagati con l'anima degli sfortunati che lo incontravano per strada. Avendo intuito quale sarebbe stata la sua fine al termine della serata, Jack escogitò uno stratagemma. Dimostrato che non aveva contanti con sé, convinse il diavolo a trasformarsi nel denaro necessario a pagare il conto, ma anziché saldarlo, Stingy Jack infilò il diavolo-moneta nella propria tasca, in cui conservava da anni una piccola croce d'argento.

Intrappolato dalla presenza dell'oggetto sacro, il Diavolo sarebbe rimasto per sempre in quella tasca se Jack non fosse stato sufficientemente ubriaco da accettare un accordo poco favorevole. Il Diavolo lo convinse a lasciarlo andare in cambio di un rinvio di un anno sul destino ormai segnato della sua anima. Sarebbe tornato la successiva notte di Halloween per condurlo insieme a lui all'Inferno.

L'anno seguente, tuttavia, Stingy Jack si fece trovare pronto. Persuase di nuovo il Diavolo a condividere un'ultima bevuta, ma questa volta prestò attenzione a che fosse Satana a ubriacarsi. Giunto il momento di seguirlo all'Inferno, Jack chiese al suo demoniaco compagno di bevute di esaudire un suo desiderio: voleva addentare per l'ultima volta una succulenta mela di un alto albero cresciuto vicino alla taverna. Annebbiato dall'alcol, il Diavolo non ci vide nulla di male e, anzi, si arrampicò personalmente sull'albero per prendere la mela. Con sua grande sorpresa, quando allungò la mano per impadronirsene, si accorse che Jack aveva ormai inciso una grande croce sul tronco, intrappolandolo di nuovo.

Le trattative questa volta furono molto più complicate. Il Diavolo non voleva perdere l'anima di Jack né quest'ultimo finire per sempre all'Inferno. La nuova prigione del Diavolo non era particolarmente robusta, ma avrebbe potuto intrappolarlo a lungo, anche se non per sempre. Così, alla fine, si arrivò a un compromesso. Stingy Jack avrebbe potuto vagare di notte sulla Terra che sarebbe diventata il suo Purgatorio finché non fosse stato chiaro, in una futura notte di Halloween, se meritasse Paradiso o Inferno. Per illuminare la via durante il suo peregrinare senza meta, il Diavolo gli diede un carbone ardente preso direttamente dagli Inferi e Jack lo infilò in una rapa incavata. Così nacque Jack-o'-Lantern, secondo la leggenda.

Seguendo la storia, le famiglie irlandesi iniziarono a incavare rape dalle facce spaventose per la notte di Halloween, ponendole sulle finestre per impedire che Stingy Jack e altri esseri spettrali potessero entrare nella loro casa portandosi appresso il Diavolo. In seguito, quando nei primi decenni del XIX secolo iniziò l'emigrazione di massa irlandese verso il Nord America, questa tradizione fu trasferita negli Stati Uniti. Per la fine del 1800, la gente comune aveva ormai assegnato a quegli oggetti il nome di "Jack-o'-Lantern", sebbene in precedenza fossero state chiamate "lanterne-rape", citate nel 1887 da Thomas Darlington nella sua raccolta di credenze popolari intitolata The Folk-Speech of South Cheshire.

Negli Stati Uniti le rape incavate divennero zucche per la maggiore reperibilità del vegetale, nonché per la facilità di incavarlo in facce spaventose. Sempre per la fine del 1800, la zucca aveva ormai conquistato la sua posizione di rilievo nella tradizione di Jack-o'-Lantern ad Halloween. Nei giorni di Hallowmas (Ognissanti, 1 novembre) e dei Morti (2 novembre), i bambini cattolici si servivano di queste lanterne per girovagare da porta a porta in cerca di dolci preparati per la commemorazione dei defunti. La tradizione piacque a tal punto da diffondersi presso i bambini di altre confessioni religiose e, persino, presso gli adulti in parata per il giorno di Guy Fawkes (5 novembre).

Non deve sorprendere che le spaventose facce illuminate delle zucche fossero usate per scherzi di pessimo gusto. Lo stesso Darlington nel 1887 ci dice che "erano un comune mezzo con cui i giovani monelli spaventavano i viaggiatori attardatisi in strada".

Sir Arthur Thomas Quiller-Couch illustrò un memorabile scherzo portato a termine con Jack-o'-Lantern, scrivendone sulle pagine de The Cornish Magazine, pubblicato nel 1899:

I giovinastri presero il portello (la parte inferiore della porta) e dopo avervi inchiodato al centro una ben illuminata lanterna-zucca incavata a rappresentare una grottesca, ghignante faccia umana, la trasportarono in cima alla casa. Lasciata scendere la lanterna lungo il camino con una corda, la sua luce divenne visibile a chiunque guardasse da sotto, in quanto il caminetto era aperto. In poco tempo il fumo, bloccato dal portello a cui era inchiodata la lanterna, cominciò a riempire la casa. Tutti iniziarono a tossire e a lamentarsi dell'irritazione causata dal fumo. Una delle donne della casa guardò all'insù nel camino per scoprire cosa lo ostruisse e l'orribile faccia della zucca le restituì un tremendo sguardo che la fece urlare fino a diventare isterica.

A quei tempi, agli albori della tradizione di Jack-o'-Lantern e in un secolo ancora dominato da storie di spiriti e fantasmi, era certamente facile riuscire a causare l'isteria in una donna adulta alla vista della lanterna.

Il Cavaliere Senza Testa de "La Leggenda di Sleepy Hollow" - Immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Underworld Tales

Il Cavaliere Senza Testa de "La Leggenda di Sleepy Hollow".

Uno dei più riusciti racconti letterari che ha una zucca incavata come protagonista è sicuramente La leggenda di Sleepy Hollow, scritto da Washington Irving e pubblicato nella sua prima versione in Inghilterra nel 1820. In esso la zucca rappresentava la rusticità e allo stesso tempo la buffoneria del personaggio principale, Ichabod Crane. Egli era uno sciocco maestro itinerante che trascorreva il suo tempo libero leggendo storie di fantasmi locali e che finì con l'imbattersi in quella del Cavaliere Senza Testa. Questo cavaliere, secondo la storia, aveva perso la testa durante una battaglia occorsa nella zona in cui si trovava Crane in quel momento e, periodicamente, lo sfortunato personaggio appariva nei paraggi in cerca del proprio teschio separato dal collo.

Una notte, mentre tornava a casa, il pauroso Crane fu inseguito dal Cavaliere Senza Testa che, nel superarlo, gli lanciò ciò che aveva al posto del capo: una zucca intagliata. Il povero Crane ne fu tanto terrorizzato che fuggì a gambe levate per non farsi mai più rivedere in quel villaggio. Alla fine del racconto veniamo a scoprire che il Cavaliere non era altri che Brom Bones, concorrente di Crane nell'accattivarsi le attenzioni di Katrina Van Tassel, l'attraente figlia di un fattore. La zucca viene quindi utilizzata dall'autore come strumento per uno scherzo e anche per sottolineare la stupidità e vigliaccheria di Ichabod Crane.

Tuttavia il racconto non era ambientato ad Halloween, come del resto non lo è il primo resoconto giornalistico in cui la lanterna-zucca viene chiamata Jack-o'-Lantern. In un giornale del 1846, è reperibile un articolo intitolato proprio "The Jack o'Lantern" in cui si racconta la storia di un giovane ragazzo che si impossessò di una zucca da un fattore "che non sapeva cosa farne" e che l'intagliò per rappresentare occhi, naso e denti. Il fatto che nell'articolo sia riportata l'inquisitoria reazione di un uomo che incontrò il ragazzo e la sua lanterna, ci fa capire come le lanterne-zucche non fossero ancora una tradizione diffusa.

Ciò comunque non è importante, perché, senza saperlo, l'autore di quel breve articolo aveva rivelato al grande pubblico e dato un nome a una delle tradizioni più radicate di Halloween.

Fonti e letture consigliate

https://parade.com/

https://www.thoughtco.com/

https://people.howstuffworks.com/

https://www.reference.com/

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