La corsa allo Spazio, la conquista della Luna e le prospettive di esplorazione spaziale nel XXI secolo - Prima parte

a cura di Gianluca Turconi

A prima vista lo Spazio è solamente un'immensità semivuota costellata di piccole gemme luminose, le stelle. Eppure è stato ed è ancora oggetto di sfida per la sua conquista da parte dell'Uomo. Finalità militari, ideologiche, morali e altre ancora si sono succedute e sovrapposte nel corso degli anni per motivare nazioni intere a investire somme spropositate nell'impresa. Il primo passo di Neil Armstrong sulla Luna parve un'enorme conquista per la nostra scienza, ma nel XXI secolo, guardando indietro, ci si può accorgere che altro non era se non l'inizio della nostra corsa nel Cosmo.

Gli inizi della corsa allo Spazio

La conquista della Luna - che è stata uno degli sforzi scientifici e tecnologici più entusiasmanti nella storia dell'Umanità, nonché forse il più difficile e incruento campo di battaglia tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica - affonda le radici del proprio successo in terra tedesca.

Ciò non deve destare stupore ripensando agli avvenimenti succedutisi negli anni finali della Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver raggiunto l'apice della propria espansione nell'autunno 1942, la Germania nazista si trovò ad affrontare una coalizione di popoli, i quali avrebbero dato origine alle Nazioni Unite, dotati di risorse naturali e industriali nettamente superiori a quelle disponibili per la nazione tedesca e per i suoi alleati, nonostante le importanti vittorie riportate.

Di fronte a una guerra di logoramento caratterizzata dalle enormi perdite umane sul fronte sovietico e industriali su quello aereo occidentale, Hitler identificò nella superiorità tecnologica della propria aviazione la migliore via per ottenere la vittoria che pareva sfuggirgli dalle mani.

Lo Sputnik, il primo satellite artificiale a lasciare la Terra - NASA courtesy

Lo Sputnik, il primo satellite artificiale a lasciare la Terra.

Tra le armi aeree che ricevettero l'autorizzazione alla produzione vi furono le V-2, veri e propri missili le cui traiettorie balistiche, impossibili da intercettare per le difese aeree dell'epoca, dovevano portare la morte sulla Gran Bretagna partendo da basi situate nei paesi europei continentali ancora in mano alla Germania.

Esse furono efficaci armi terroristiche per le popolazioni colpite, ma ebbero impatto minimo sulla condotta della guerra nel suo insieme.

Quando fu evidente che la sconfitta era comunque inevitabile, gli scienziati tedeschi detentori della conoscenza relativa alla nascente tecnologia missilistica dovettero scegliere a quale Alleato arrendersi. Von Braun, insieme ad altri, si consegnò all'U.S. Army che trovò immediatamente modo di impiegare la sua notevole esperienza a White Sands, nel New Messico, per la creazione di un programma missilistico, poi trasferito a Huntsville, in Alabama, città che avrebbe ospitato il Centro di Volo Spaziale NASA.

Tuttavia, anche l'Unione Sovietica ebbe modo di fare prigionieri alcuni scienziati che si erano occupati del progetto V-2 ed ebbe la fortuna di farli collaborare con uno tra i più brillanti ingegneri aerospaziali dell'epoca, Sergei Korolev, per creare un gruppo di ricerca concorrente rispetto a quello americano. La nascita dei programmi missilistici nei due paesi alleati fu perciò il risultato dell'unione di diverse conoscenze - l'americana, la sovietica e la tedesca - sulla costruzione dei missili nel periodo bellico e prebellico.

La Guerra fredda getta le basi per la Corsa allo Spazio

Purtroppo, ciò che aveva unito USA e Unione Sovietica nel corso della Seconda Guerra Mondiale, cioè il desiderio di abbattere l'autoritarismo nazista, non fu sostituito da un altro fine comune che potesse sostenere un'amicizia tanto fragile. Con l'espansionismo comunista in Europa Orientale e in Asia, supportato già dalla fine degli anni quaranta dalla disponibilità di armi nucleari presso i paesi comunisti, diede inizio al periodo della Guerra Fredda.

L'enorme e iperveloce evoluzione dei programmi missilistici prima, in cui i missili divennero a poco a poco i vettori di preferenza per il trasporto intercontinentale delle testate atomiche, e aerospaziali poi si può comprendere appieno unicamente analizzando ciò che Winston Churchill definì "la bilancia del terrore".

Tale concetto si può riassumere nell'impossibilità pratica di vittoria di uno dei condenti in caso di escalation militare. L'utilizzo delle armi atomiche e la conseguente distruzione pressoché totale che avrebbe comportato, spinse le due superpotenze contrapposte, USA e Unione Sovietica, a trasportare il proprio conflitto latente nella "periferia", cioè dal punto di vista geografico in Sud America, Africa e Asia e da quello scientifico nella conquista dello Spazio che, oltre a permettere al vincitore di poter sfoggiare la propria supremazia tecnologica, aveva una ricaduta militare non indifferente, legata allo sviluppo di migliori razzi vettori per le testate nucleari.

Si può quindi affermare che la paura della distruzione causata da un eventuale guerra atomica e la necessità di costruire armi che mantenessero l'equilibrio tra le due superpotenze, accelerò e favorì la Corsa allo Spazio.

La corsa allo spazio entra nel vivo del confronto

Yuri Gagarin, il primo uomo a raggiungere lo Spazio - NASA courtesy

Yuri Gagarin, il primo uomo a raggiungere lo Spazio.

Lo sviluppo dei due programmi spaziali concorrenti non fu né semplice né veloce, nonostante la buona base di conoscenze da cui partirono. Fu solo nel 1957 che Americani e Sovietici annunciarono di voler lanciare un proprio satellite orbitale.

La scelta dell'anno non fu casuale. Il 1957 era, infatti, l'Anno Geofisico Internazionale, dedicato allo studio della Terra. E quale modo migliore di mostrare al mondo gli enormi progressi umani in questo campo che lanciare un satellite artificiale per studiare il nostro pianeta dallo Spazio?

E così avvenne. Ma con incredibile stupore degli statunitensi, fu l'Unione Sovietica a vincere la prima tappa della lunga corsa inviando in orbita il satellite Sputnik, nell'ottobre 1957. La macchina, della forma di un pallone da basket, suscitò un'incredibile impressione sull'opinione pubblica americana, in quanto una nazione considerata non democratica e quindi inferiore dal punto di vista tecnologico e in definitiva morale, riuscì in ciò in cui gli Stati Uniti avevano fallito, cioè arrivare nello Spazio.

Dopo aver preceduto l'avversario col primo satellite, l'Unione Sovietica volle precederlo anche nell'inviare in orbita il primo essere vivente. Sullo Sputnik II trovò pertanto posto una cagnolina.

Mentre il comunismo mieteva successi spaziali, il 1957 americano fu costellato da una serie di insuccessi, con missili vettori esplosi in rampa di lancio, dopo il decollo o con deviazioni di rotta disastrose. Fu solo l'1 gennaio 1958 che il primo satellite statunitense, l'Explorer I, raggiunse finalmente l'orbita terrestre.

Di fronte all'inequivocabile perdita di prestigio dovuta a quegli iniziali insuccessi, nel 1958 il Congresso americano votò lo Space Act, con cui veniva istituita la North American Space Agency (Agenzia Spaziale Nord Americana, NASA) che garantiva la centralizzazione delle risorse e degli sforzi necessari a riguadagnare il terreno perduto. L'Unione Sovietica procedette poi alla creazione di un'organizzazione simile.

L'escalation che non poteva avvenire con le armi nucleari, venne traslata con ingenti impegni finanziari nell'inviare il primo uomo nello Spazio. Ancora una volta, fu l'Unione Sovietica a vincere la partita, inviando il compagno comunista Yuri Gagarin in orbita nel 1961.

Nonostante poco dopo il primo viaggio, il 5 maggio 1961, anche un cosmonauta americano, Alan Shepard, compisse la medesima impresa, essere sempre secondi nel raggiungere la meta preannunciava un futuro pieno di sconfitte.

Le differenze iniziali nei programmi spaziali sovietico e statunitense

Yuri Gagarin, il primo uomo a raggiungere lo Spazio - NASA courtesy

Un missile Redstone. La loro inaffidabilità e minore potenza, insieme a quella degli Atlas, contribuì a dare un vantaggio sostanziale al programma sovietico nella prima fase dell'esplorazione spaziale.

La marcata differenza di risultati ottenuti dai programmi sovietico e statunitense nella prima parte della loro esistenza sono da ricondurre a diversità marcate e importanti che caratterizzavano ogni aspetto di questa prima fase di competizione. Essi possono essere riassunti come segue:

  • Approccio al pubblico. Il programma di volo spaziale sovietico era condotto sotto il massimo segreto, senza coinvolgere la popolazione. Al contrario, gli USA svolgevano il proprio lavoro in pubblico, interno e anche internazionale attraverso la televisione, mostrando persino i propri insuccessi, come avvenuto nella sequela di disastrose prove che avrebbero portato in orbita l'Explorer I;
  • Diversità di capsule. I Sovietici compresero ben presto che capsule sferiche adatte al trasporto di un solo cosmonauta garantivano vantaggi notevoli in fase di rientro, in quanto non era necessaria alcuna manovra da parte del pilota. All'opposto, le capsule americane di forma troncoconica dovevano essere manovrate per ridurre l'attrito dell'atmosfera, rendendo di conseguenza necessaria una fase di addestramento apposito dei piloti che allungava la preparazione nei primi essenziali voli;
  • Diversità di potenza dei vettori. I missili sovietici Vostok erano più potenti rispetto agli statunitensi Redstone e Atlas. Ciò consentiva maggior spunto in partenza e la conduzione del volo atmosferico in condizioni di rilevante vantaggio aerodinamico;
  • Differenti modalità di atterraggio. Le capsule statunitensi Mercury erano state progettate per l'ammaraggio con il cosmonauta ancora all'interno. Ciò comportava necessariamente una diminuzione della velocità e perfetti calcoli di rientro per non incorrere in incidenti. I Sovietici preferirono invece far espellere i propri cosmonauti ad alta quota e poi recuperare la capsula atterrata sulla terra ferma, dopo un impatto più o meno duro.

Ciascuna delle differenze elencate produsse un leggero vantaggio temporale nella progettazione e realizzazione delle missioni sovietiche che diede loro la possibilità di giungere per prime alle importanti conquiste citate.

Immagini

NASA/courtesy of nasaimages.org

Fonti, letture consigliate e ulteriori approfondimenti

R. Bulkeley, The Sputniks Crisis and Early United States Space Policy (Bloomington, Ind., 1991);
K. Osgood, Before Sputnik: national security and the formation of US outer space policy, in Reconsidering Sputnik: Forty Years Since the Soviet Satellite, ed. R. D. Launius and others (Amsterdam, 2000), pp. 197-231;
J. Krige e A. Russo, A History of the European Space Agency (2 volumi, Noordwijk, 2000)

Web

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