Fantasia e didattica nella letteratura classica per bambini

a cura di M.O. Grenby

traduzione italiana a cura di Gianluca Turconi

Manoscritto di "Alice nel Paese delle Meraviglie", 1862-64 - Immagine in pubblico dominio, fonte The British Library

Manoscritto di "Alice nel Paese delle Meraviglie", 1862-64.

Non è così facile come si potrebbe pensare definire la letteratura fantastica o persino le fiabe. Per esempio, una storia di fate deve contenere vere fate? O è abbastanza la presenza di un orco, di un gatto parlante o di personaggi straordinari come Barbablu? Una storia fantastica può avere luogo solamente in una terra inventata o va bene che i personaggi scivolino casualmente tra il nostro mondo e altri mondi? E il mondo fantastico deve essere pieno di meraviglie, impossibili nel nostro mondo, o sono adatti anche universi alternativi in realtà piuttosto banali e simili al nostro? E che dire di viaggi verso strani mondi che poi risultano essere il passato o il futuro del nostro? E i mondi che sono solo un'allucinazione o un sogno di un personaggio? E a proposito delle storie di fantasmi o di supereroi, delle utopie, delle satire o storie in cui agli animali vengono dati pensieri e voci intellegibili? In breve, la letteratura fantastica e le fiabe sono generi amorfi e ambigui, i cui confini sono in verità molto difficili da tracciare. Ciò che è certo, comunque, è che tanto la letteratura fantastica quanto le fiabe si sono dimostrate enormemente popolari presso i bambini. In verità, per molti giovani lettori e critici, questi generi sono il cuore della letteratura per bambini. Ma il posto di questo tipo di letteratura immaginaria nella cultura dei bambini non è sempre stato sicuro e ha una storia complessa.

Gli storici dei libri per bambini hanno spesso visto due forze - realismo e didattica da una parte e fantasia e divertimento dall'altra - come costantemente in competizione. La letteratura didattica, argomentano, fu dominante nel XVIII secolo, ma nel periodo romantico, intorno all'inizio del XIX secolo, il fantastico (dicono) finalmente iniziò a vincere la battaglia. Le fiabe dei fratelli Grimm, inizialmente pubblicate in Germania nel 1812, furono tradotte in inglese nel 1823. Le storie di Hans Christian Andersen cominciarono ad apparire dopo il 1830 (prima traduzione in inglese nel 1846). E Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll fu pubblicato nel 1865. Tutti questi libri possono essere visti come indicazione di una "Età dell'Oro", con fantasie di vario tipo, come Five Children and It (1902) di E. Nesbit, Tale of Peter Rabbit (1902) di Beatrix Potter, Peter Pan (1904) di J. M. Barrie, The Wind in the Willows (1908) di Kenneth Grahame e, in America, The Wonderful Wizard of Oz (1900) di L. Frank Baum, che prepararono la scena per i grandi scrittori fantasy del XX secolo, in particolare C. S. Lewis, J.R.R. Tolkien, Philippa Pearce, Lucy Boston, Alan Garner e Philip Pullman.

Storie di spiriti, fantasmi e goblin

Ci sono, comunque, molti problemi con la teoria che lancia fantasia e fiabe in una semplicistica battaglia contro il realismo e la didattica. Prima fra tutti, vi è la questione se la letteratura didattica e realistica per bambini fu veramente tanto dominante nel XVIII secolo. Certamente molti educatori furono cauti nell'introdurre i bambini al soprannaturale. Il filosofo John Locke, nel scrivere Some Thoughts Concerning Education nel 1693, avvertì in modo influente genitori e insegnanti di non raccontare storie di "spiriti e goblin" per non spaventare i bambini affidati alle loro cure. Ma dobbiamo rilevare come Locke avesse molteplici finalità. Era preoccupato del fatto che i racconti sovrannaturali fossero terreno esclusivo dei servi e dei poveri e uno dei suoi principali fini era sottrarre i bambini della borghesia e della classe superiore all'influenza dei loro inferiori sociali. Dobbiamo inoltre ricordare che, per la maggior parte dei bambini nella Gran Bretagna del XVIII secolo, le storie di fantasmi e goblin o racconti popolari come Fortunatus (con la sua borsa senza fondo e il cappello magico) e Jack the Giant-Killer, costituivano il pane quotidiano, se raccontati oralmente o pubblicati in brevi libretti economici.

Le fiabe morali

In ogni caso, la più rispettabile letteratura per bambini che cominciò a emergere per la prima volta nel XVIII secolo non fu affatto sprovvista di elementi fantastici. Le preferite nelle famiglie della borghesia e delle classi superiori furono le fiabe di Charles Perrault, pubblicate inizialmente in Francia dopo il 1690 e in inglese nel 1729. Esse contenevano morali a fianco di elementi sovrannaturali. "Cappuccetto rosso", per esempio, termina con un avvertimento destinato alle "belle signorine in crescita" contro i lupi che "con parole lusinghiere e dolce linguaggio adulante seguono le giovani signore mentre camminano per strada". E sebbene le fiabe continuarono a essere criticate dagli educatori Lockiani, nuove edizioni furono stampate per i bambini durante tutto il secolo. Allo stesso modo, dopo la prima apparizione in inglese all'inizio del XVIII secolo, le Mille e una notte furono presto dedicate a un pubblico giovanile. Entro la fine del secolo, esse furono pubblicate in edizioni appositamente realizzate per i bambini, con didattica aggiunta. Il curatore di The Oriental Moralist or the Beauties of the Arabian Nights Entertainment (1791), Richard Johnson, ammise di aver aggiunto "molte riflessioni morali, ovunque la storia lo permettesse" e di aver "considerevolmente alterato i racconti... per fortificare i giovani cuori contro l'attrazione del vizio".

"The Fairy Ring", una traduzione in inglese dei racconti dei fratelli Grimm, edizione 1857 - Immagine in pubblico dominio, fonte The British Library

"The Fairy Ring", una traduzione in inglese dei racconti dei fratelli Grimm, edizione 1857.

In effetti, il confine tra fantasia e didattica è sempre stato molto confuso. Persino i pionieri della "nuova" letteratura per bambini della metà del XVIII secolo avrebbero spesso incluso elementi fantastici nei loro libri in teoria razionali e d'istruzione. Il Lilliputian Magazine (1751-52) di John Newbery, per esempio, comprendeva resoconti di molti viaggi in cui giovani ragazzi e ragazze si ritrovavano in strane terre popolate da creature bizzarre o piene di possibilità fiabesche. Una di queste storie ci porta ad "Angelica", dove vive una razza di piccole persone con tre occhi, uno dei quali in cima al dito medio della loro mano destra che può essere infilato nella gola di qualcuno per determinare il suo valore morale. Un'altra storia ci conduce a "Petula", dove una povera orfana londinese di nome Polly che alla fine diventerà regina grazie alla sua grande virtù e vivrà in "un palazzo di diaspro (N.d.T. Tipo pregiato di quarzo), il fronte del quale era ricoperto d'oro puro, con pavimenti di perle e smeraldi, e i soffitti adornati con i più curiosi dipinti di storia sacra".

Questi sono certamente racconti morali, ma non sono molto diversi dalle storie di Narnia di C.S. Lewis o alle altre fantasie di "mondi alternativi" del XX secolo in cui anonimi bambini si trovano trasportati in terre strane e meravigliose dove detengono improvvisamente grande potere. Un altro esempio di "fantasy morale" del XVIII secolo è The Prettiest Book for Children; Being the History of an Enchanted Castle; Situated in one of the Fortunate Isles (1770). In esso, il "castello incantato" appartiene a un gigante chiamato "Istruzione" che impiega nuovi metodi per insegnare ai bambini abbastanza fortunati da trovarsi là. Ancora, quest'opera non è molto differente dalla letteratura fantastica più moderna. Il Paese delle Meraviglie di Alice e l'Isola che non c'è di Peter Pan sono realmente rappresentazioni spaziali dell'infanzia stessa, da cui gli adulti sono banditi e dove i bambini si possono comportare interamente come "dovrebbero". L'Isola che non c'è, con i suoi pirati, gli "Indiani", le fate e le sirene e le storie e i giochi eterni, rappresenta l'idea di Barrie di come l'infanzia sarebbe se potesse essere rappresentata su una mappa. Analogamente, le "Fortunate Isles" in The Prettiest Book for Children sono la fantasia di uno scrittore adulto di come dovrebbe essere l'infanzia: un'area di educazione allegra ed efficace.

Dentro il XIX secolo

Nel XVIII secolo, quindi, fantasia e didattica poterono con tutta evidenza coesistere felicemente negli stessi libri. Ma lo stesso fu vero nel XIX secolo. Una serie denominata "Moral Fairy Tales" apparve negli anni '20 di quel secolo, comprendendo titoli quali Mary and Jane; or, Who Would Not Be Industrious? di Miss Selwyn. Non dissimile fu Speaking Likenesses (1874) di Christiana Rossetti, un'imitazione dell'Alice di Carroll in cui l'eroina viene trasportata in un mondo dove l'aspetto esteriore dei bambini mostra i loro caratteri morali sgradevoli. Nel 1853, George Cruikshank, che aveva illustrato i racconti dei fratelli Grimm, iniziò a riscrivere le fiabe in modo che comprendessero ovvie lezioni contro gli alcolici (facendo infuriare Charles Dickens che, nel mantenere la reverenza dei Romantici per quella che essi ritenevano una sacra collezione di antiche storie, lo attaccò nel suo saggio del 1853 "Frauds on the Fairies"). Ed è difficile pensare a un libro più moralizzatore di The Water-Babies: A Fairy Tale for a Land-Baby (1863) di Charles Kingsley, uno dei più celebrati tra i fantasy per bambini, ma che comprendeva anche sostanziali quantità di moralizzazione e una grande dose di realismo sociale nei suoi attacchi al duro lavoro di spazzacamini effettuato dai bambini. At the Back of the North Wind (1871) di George MacDonald è un altro ibrido: parte fiaba, parte realismo sociale, parte allegoria religiosa.

Persino Alice, se guardata sotto una certa luce, può sembrare abbastanza didattica. Carroll prende in giro i racconti di avvertimento; le "piccole belle storie" lette da Alice "a proposito di bambini cotti e mangiati da bestie e altre cose spiacevoli, tutto perché NON si erano ricordati le semplici regole che gli amici avevano insegnato loro, come quella che un attizzatoio incandescente ti scotterà se lo terrai in mano troppo a lungo o quella che se taglierai il tuo dito MOLTO profondamente, esso generalmente sanguinerà". Ma Alice imparerà man mano che procederà attraverso il Paese delle Meraviglie e poi nel Mondo Attraverso lo Specchio. Dopo essere caduta nella tana del Bianconiglio (una sorta di nascita) e aver lottato nell'interrogatorio del Bruco su chi fosse lei in realtà, gradualmente cresce, incontrando prima creature piccole e adorabili, poi figure più inquietanti come la Duchessa e la Regina, confrontandosi con preoccupazioni sempre più adulte (ira, morte, giudizio) e comprendendo come comportarsi in strani rituali come la partita di croquet. Per tutto il tempo acquisterà una sempre più forte coscienza di sé fino a quando, alla fine del secondo libro, diverrà la regina sulla scacchiera. Molta letteratura fantastica cerca di insegnare simili lezioni in modo empatico, su ciò che i tedeschi chiamano Bildung ("formazione", 'autoformazione'). In Vice Versa (1882) di F. Anstey, per esempio, un ragazzo e suo padre si scambiano i corpi e devono imparare a vivere nei panni dell'altro. E in "The Selfish Giant" di Oscar Wild (da The Happy Prince and Other Tales, 1888), in maniera caratteristica per la scrittura tardo-vittoriana, sono gli adulti (rappresentati dal gigante) che imparano dai bambini molto di più che il contrario.

"The King of the Golden River" di John Ruskin, 1851 - Immagine in pubblico dominio, fonte The British library

"The King of the Golden River" di John Ruskin, 1851.

Non è chiaro perché la letteratura fantastica sia diventata così popolare nel XIX secolo, ma il suo successo è sicuramente legato al rapido cambiamento sociale, economico e intellettuale. I riformatori sociali come John Ruskin e William Morris potrebbero aver visto nelle fiabe tradizionali - col loro medievalismo e il loro privilegiare l'individualismo, l'onore e le "vecchie maniere" -, un antidoto alla società industriale e urbana della cui avanzata si dispiacevano. (Sia Ruskin sia Morris scrissero romanzi fantasy di successo: rispettivamente The King of the Golden River, 1851, e The Well at the World's End, 1894). Dickens, nel suo "Frauds on the Fairies", scrisse che "In un'epoca utilitaristica, rispetto a tutti gli altri periodi, è una faccenda di somma importanza che le fiabe siano rispettate" (nota 1). Water-Babies di Kingsley fu, in parte, una risposta a On the Origins of Species di Charles Darwin, pubblicato solo quattro anni prima, e le innovative storie di viaggi nel tempo di Nesbit, come The Story of the Amulet (1906), furono chiaramente influenzate dalle medesime idee in sviluppo nella fisica che ispirarono The Time Machine (1895) di H.G. Wells.

Qualunque cosa abbia condotto all'ascesa della letteratura fantastica, due elementi sono chiari. In primo luogo, alla fine del XIX secolo i bambini avevano una vasta gamma di fiabe e letteratura fantastica scritta appositamente per loro. Secondariamente, questa letteratura non fu tanto differente, come potremmo pensare di primo acchito, dai testi realistici e didattici, rispetto ai quali il fantasy e le fiabe sono stati visti a volte come sostitutivi.

Note

[1] Charles Dickens, 'Fraud on the Fairies', Household Words, VIII (1 October 1853), 97-100 (p.97).

Notizie sull'autore

M. O. Grenby è professore di Studi sul XVIII Secolo alla Scuola d'Inglese presso la Newcastle University. Lavora sulla letteratura del XVIII secolo e in particolare sulla storia iniziale dei libri per bambini. Le suo opere pubblicate includono The Anti-Jacobin Novel, The Edinburgh Critical Guide to Children's Literature and The Child Reader 1700-1840, e la cura di Popular Children's Literature in Britain e The Cambridge Companion to Children's Literature.

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Il testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 4.0 International, © M. O. Grenby. Traduzione italiana © 2016, Gianluca Turconi.

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