I nuovi cult del cinema horror

a cura di Andrea Moretti

Preambolo

Anche quest'anno, Halloween batte immancabilmente alle nostre porte; e già si sentono le preci delle foglie d'autunno agghiacciarci, puntualmente, con la loro litania, i lamenti dei gufi inseguirci nella notte come venti che sbucano dalle nostre angosce, in un ottobre pieno di spavento, arrivato in un periodo che sempre ricorderemo. Mesi pesanti e opprimenti, che di terrore ce ne hanno già regalato abbastanza.

Un momento terribile in cui, magari, neppure i più appassionati vorrebbero che scrivessimo di film horror; eppure all'arte e alle distrazioni cinematografiche, in questo sito, non vi rinunciamo mai. Anzi, approfittiamo di quest'atmosfera per presentare un pezzo dedicato proprio ai palati più granguignoleschi.

Solitamente, quando un articolista decide di stilare una classifica di film horror da consigliare di guardare ad Halloween, questa - non me ne vogliate - si riduce immancabilmente ai soliti titoli.

Tale eventualità si verifica in quanto, rispetto al genere horror, il materiale dozzinale che ci propinano i registi trabocca ormai da ogni schermo cinematografico e piattaforma streaming: fatto che, sin troppo spesso, costringe chiunque voglia rendere giustizia a questo genere di film a menzionare sempre gli stessi lavori che dimostrino un minimo di smalto e di atterrente maestria.

Nella fattispecie, parliamo di quei capolavori imprescindibili del genere che, laddove non li si citino, quasi ci si sente in colpa.

Nondimeno, noi vogliamo guardare a questo mondo di sangue e celluloide con uno sguardo più alternativo e lungimirante. Ci prodigheremo, quindi, non soltanto a citare lavori che, conosciuti o meno, sono destinati a svecchiare un po' il genere horror e a proporsi come pietre miliari per le future generazioni; ma anche a porre in analisi pellicole che gli strumenti dell'horror - e tutto il climax di tensione e di spavento che ne è, da sempre, marchio di fabbrica - li utilizzano per un fine che non è meramente ludico, bensì veicolo di un messaggio importante, incentrato spesso su temi sociali e di riflessione rispetto al mondo contemporaneo.

Cercheremo, in questa classifica, di accontentare un po' i gusti e le esigenze di tutti gli spettatori, proponendo sia lavori impegnati che pellicole più dinamiche, animate da istanti sincopati di ansia palpabile e improvvisi jumpscare.

Le pietre miliari indubitabili che mancheremo di menzionare consideratele pure come già citate in partenza: questo per l'imprescindibile rispetto che anche noi vi nutriamo e per le tematiche sempre attuali che propongono.

Pensate, tuttavia, anche a quanto, in tutto questo tempo, siano state tanto spolpate e sviscerate da esserne rimaste appena delle minuscole ossa. E credo che anche voi ne abbiate fin sopra i capelli di sentir parlare de La cosa, de L'esorcista, di Venerdì 13 e poi di Shining e Omen, il presagio.

C'è da dire che uno di questi capolavori lo citeremo comunque; poiché disponiamo di alcune interessanti - anche se non proprio inedite - curiosità.

Ecco quindi i sei film horror che vi consiglio di guardare per questo Halloween.

Gozu (2003)

Gozu

Gozu (2003).

Partiamo in pompa magna con il delirante capolavoro del mostro nipponico Takashi Miike, premiato con ben quindici minuti d'applauso al cinquantaseiesimo Festival di Cannes. Il regista giapponese è famoso per il suo cinema eccessivo e iperviolento, e per la sua immensa poliedricità che, dagli anni novanta a oggi, gli consente di vantare una filmografia di più di ottanta film.

In questo suo Gozu, il giovane Yakuza Minami viene incaricato di uccidere il suo sensei, il quale dà segni sempre più evidenti di squilibrio mentale.

Durante quest'esperienza, tuttavia, Minami sarà trasportato in un viaggio onirico e surreale, fatto di minotauri sbavanti, strani motel e dialoghi assurdi, che lo condurrà nelle pieghe più recondite del suo rapporto col maestro.

Non classificabile propriamente come horror, ma più come una summa delirante di generi, Gozu è stato diretto senza sceneggiatura, e porta lo spettatore a porsi in contatto stretto con i propri incubi e follie.

Audition (1999)

Ancora Miike.

Avreste mai pensato che una tranquilla storia d'amore potesse trasformarsi, di colpo, in un viaggio convulso e ipercinetico nelle profondità più angoscianti e deviate della mente umana?

Il nostro regista nipponico ci riesce: un trip dalle sfumature lynchiane, a volte anche cronemberghiane, dove ogni immagine ti travolge in un tripudio esasperato di fumo e follia.

Inaspettata la piega cupissima che prende, a un certo punto, la storia.

Per stomaci forti, anche Audition, ben lungi da un semplice film horror, è in realtà una riflessione truculenta sulle difficoltà della vita e sulla complessità del ripartire quando succede di perdere tutto. Ispirato a un romanzo di Murakami Ryu, di cui, in un precedente articolo, abbiamo parlato del suo esordio Blu quasi trasparente.

Babadook (2014)

Un film di produzione australiana che, in questo caso, pare abbia disturbato anche il maestro dell'horror Stephen King.

Una mamma in difficoltà, in estenuante rapporto con un bambino che presenta problemi di comportamento, diverrà vittima delle persecuzioni di un lugubre personaggio, uscito, come per magia, da un libro per bambini.

Babadook

Babadook (2014).

Climax di tensione palpabile e agghiacciante; con effetti audiovisivi vieppiù impressionanti.

Altra riflessione sulle difficoltà di crescere un bambino senza padre.

Finale agghiacciante.

IT (2017-2019)

Checché se ne dica tra i vecchi fan e fra tutti coloro che preferiscono la versione con Tim Curry, la trasposizione di Muschietti è gradevole e del tutto fedele e rispettosa alla sua ispirazione cartacea.

Le irruzioni del pagliaccio sembrano essere programmate meticolosamente, fotogramma per fotogramma, montate ineccepibilmente dal punto di vista tecnico.

Le espressioni demoniache del clown, così come la messa a punto grafico-estetica, non sono da meno. Un buon comparto audiovisivo sostiene magistralmente tutti i momenti di tensione.

Molti che sono stati positivamente colpiti dal primo capitolo non hanno, però, gradito quello conclusivo.

Avendo letto il romanzo, il sottoscritto ritiene che non fosse possibile fare di meglio. Narrativamente parlando, il materiale era tanto; ed era difficile condensare tutti i momenti nei ritmi più angusti di una pellicola.

Ammirevole la decisione di inserirvi anche la scena con la statua del taglialegna, e quella del pestaggio di Adrian Mellon, soprattutto in quest'epoca storica, dove episodi di omofobia come questo non sono esattamente qualcosa di sporadico.

Unico difetto, forse, la CGI che, a volte, risulta essere troppo plastica e artificiosa. Un problema, questo, che se nel primo capitolo riusciva ancora vagamente sopportabile diviene, nel secondo, sin troppo evidente.

È stato fatto, comunque, un buon lavoro, e Muschietti il libro deve averlo amato davvero.

Apprezzato anche da King, che potrete vedere in un divertentissimo cameo nelle vesti di commesso in un negozio di cianfrusaglie, intento a riesumare Silver, la storica bicicletta di Bill.

The Witch (2015)

Film davvero ambizioso e rivoluzionario rispetto al genere horror.

Nessun jumpscare, niente case infestate e demoni che ti perseguitano, ma una macabra riflessione sulla religione e sull'ateismo, che culmina in una diabolica congrega di streghe.

Il silenzio degli innocenti (1991)

Il silenzio degli innocenti

Il silenzio degli innocenti (1991).

Eccoci qui a menzionarvi, come pellicola finale, una delle pietre miliari del genere che nessuno sulla terra, e oltre, può affermare di non aver visto.

Più che un horror, è un thriller dai risvolti piuttosto efferati.

Interessante per chiunque fosse affascinato dall'argomento "serial killer", dal momento che - forte di una sceneggiatura a cui in parte ha partecipato anche il celebre profiler John Douglas - lo approfondisce in modo scientifico e rigoroso.

Il modo in cui agisce il maniaco "Buffalo Bill" è, in verità, un amalgama di tre serial killer realmente esistiti: Gary Heidnik, il quale teneva segregate le sue vittime in una buca che aveva scavato nello scantinato; Ted Bundy, che si fingeva infortunato per cogliere di sorpresa coloro che avrebbe ucciso; e, alla fine, Ed Gein - lo stesso che ha ispirato Psycho - che indossava la pelle dei cadaveri che scuoiava.

Ora, però, cari lettori, dobbiamo abbandonarvi, poiché stiamo per rivedere un vecchio amico per cena.

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