Il Giappone di transizione di Kawabata

a cura di Andrea Moretti

Il Giappone di transizione di Kawabata

Salve a tutti ragazzi ed eccoci nuovamente attivi sulla rubrica mensile di Letture Fantastiche.

Yasunari Kawabata, autore giapponese Premio Nobel per la letteratura nel 1968 - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons, utente Materialscientist

Yasunari Kawabata, autore giapponese Premio Nobel per la letteratura nel 1968.

La letteratura giapponese è quanto di più affascinante sia mai capitato di leggere al sottoscritto.

Ed oggi voglio parlarvi di un autore classico giapponese, Yasunari Kawabata, considerato un importante ponte per la narrativa nipponica che conosciamo adesso.

Blu quasi trasparente

Come abbiamo detto, Blu quasi trasparente di Murakami Ryu segna una svolta decisiva nel mondo degli autori giapponesi.

Una sorta di Trainspotting in versione nipponica, dove i personaggi si trascinano in un'esistenza miserevole. Una vita fatta di droghe e riferimenti sfumati che si disgregano nelle spoglie di un passato mitico.

Il libro scandalizzò la giuria del prestigioso Premio Akutagawa; tuttavia rimane un'opera emblematica di tutto quel vuoto generazionale che ha attraversato il Giappone nel secondo dopoguerra.

I protagonisti di Blu quasi trasparente trascorrono il loro tempo fra orge e festini lisergici nelle caserme di soldati statunitensi che affollavano il Giappone di quel periodo.

Dopo il libro di Murakami Ryu, la narrativa giapponese non è più stata la stessa.

Se Blu quasi trasparente esprime una nuova rinascita, il grido di una generazione che necessita di nuovi valori, autori come Banana Yoshimoto, Murakami Haruki e Kawamura Genki segnano invece un percorso di creazione e costruzione di nuovi modelli.

Un percorso che si esprime in un atteggiamento di apertura verso i modelli occidentali.

I personaggi proposti da questi autori seguono vite e presentano gusti molto più simili agli occidentali di quanto non fosse in passato.

Certo, il ricordo evanescente di un Giappone mitico aleggia immortale sullo sfondo dandoci prova che, per quanto si tenti di imitare gli occidentali, gli scrittori giapponesi restano figli del Sol Levante, eredi di una cultura completamente diversa dalla nostra.

Kawabata: il ponte di un Giappone che tramonta verso l'Occidente

Il discorso che fece Kawabata, quando fu insignito del premio Nobel nel 1968, incarna perfettamente ciò che era la letteratura giapponese prima di Murakami Ryu.

Uno stile imperiale chiuso in se stesso, molto distante dal mondo concreto, trincerato nelle aristocratiche fantasie di Genji Monogatari e Sei Shonagon.

Il discorso di premiazione di Kawabata, infatti, verteva su tutti i valori tradizionali della cultura giapponese: il buddhismo zen - Kawabata ne spiegò la differenza rispetto agli altri - l'arte del Bonsai e dell'Ikebana.

Le cose, però, non stanno esattamente così e i contenuti del discorso sono indicativi soltanto di un aspetto della personalità del premio Nobel giapponese.

Non lo direste mai, ma la transizione della letteratura classica giapponese verso un modello più occidentale inizia proprio con Kawabata.

Shinkakakuah: Giappone e avanguardia

Sebbene esistano autori molto più vicini all'Occidente di quanto non lo fosse Kawabata - pensiamo a Junichiro Tanizaki e Osamu Dazai - il primo a istituire un vero avvicinamento verso questa cultura fu proprio Kawabata.

Con la fondazione del movimento Shinkakakuah che Kawabata istituì insieme ad altri intellettuali dell'epoca, lo stile imperiale giapponese si impregnò delle influenze delle avanguardie occidentali.

Il risultato, per quanto affascinate, resta uno stile di transizione, qualcosa che non ha ancora acquisito un'identità definita.

Se con Dazai e Tanizaki quest'esperimento ibrido vira decisamente verso l'Occidente, è con Kawabata che viene introdotta la tensione dialettica fra Giappone imperiale e un Giappone più aperto alle influenze occidentali.

Dazai e Tanizaki - vedi Lo squalificato e L'amore di uno sciocco - subiscono quest'attrazione verso l'Occidente segnandolo con un senso di colpa e un atteggiamento negativo.

Mishima, addirittura, lo elesse a motivo drammatico e ufficiale del suo suicidio, avvenuto tramite Suppuku. Un gesto di autodistruzione che, sebbene non vi siano certezze, sembra sia stato seguito anche da Kawabata, soffocandosi col gas.

La Casa delle Belle Addormentate di Kuwabata nella traduzione italiana edita da Mondadori - immagine utilizzata per uso di critica o di discussione ex articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633, fonte Internet

La Casa delle Belle Addormentate di Kuwabata nella traduzione italiana edita da Mondadori.

La realtà tramite sensazioni

La scuola letteraria dello Shinkakakuah si poneva di leggere la realtà in modo dinamico e immediato: con un sottile dispiegarsi di immagini e sensazioni vaghe che spesso operavano al livello inconscio.

La forma privilegiata è il racconto: quello breve, di due o tre pagine, a cui l'autore rimarrà legato per tutta la vita.

Nella sua lunga carriera, l'autore ne scrisse più di un centinaio.

Le influenze occidentali sono note in alcuni scritti - come Immagini di cristallo e Il braccio - dove emergono riferimenti alla scrittura automatica surrealista.

L'attrazione verso l'Occidente emerge poi in alcuni scritti come La banda di Asakusa, dove feste ed emozioni avvampano in un caleidoscopio di luci e colori fra Giappone e mondo occidentale.

Nostalgia del Giappone classico

Molti accusano Kawabata di svilire completamente il ruolo della donna, relegandola a semplice corredo.

In realtà, la bellezza fredda ed evanescente che risplende in tutte le donne di Kawabata, non è che la sensazione di un mondo - quello del Giappone classico - che sta per tramontare.

I personaggi non sono ancora pronti a gettarsi con entusiasmo verso la novità.

Un fatto che emerge anche nelle opere maggiori di Kawabata.

Ne Il paese delle nevi, la relazione fra Komoko e il protagonista è fatta soltanto di contemplazione; mentre l'evocazione del passato, ne La casa delle belle addormentate, ha il sapore di qualcosa di svilito e crepuscolare.

I personaggi di Kawabata non sono mai pronti ad abbandonare il sogno di un Giappone finito; continuano allora a contemplarne i brandelli, rievocandone il passato più puro.

Saranno gli autori successivi a spingere questa dialettica fino al parossismo, rendendola sempre più tesa e sottile, fino all'esplosione nichilista di Blu quasi trasparente.

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