Le guerre di religione nel Medio Evo - Seconda parte

a cura di Gianluca Turconi

Il Regno dei Franchi, il difensore armato della Cristianità nell'Alto Medio Evo

Carlo Magno, immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons

L'accostamento di spada e croce nella raffigurazione di Carlo Magno rappresenta bene il suo ruolo di Difensore della Cristianità.

A bloccare l'avanzata musulmana in Occidente, vi fu la nascente potenza del Regno dei Franchi che avevano occupato l'antica Gallia e i cui sovrani si erano convertiti al Cristianesimo in tempi relativamente precoci. Lo scontro decisivo, che avrebbe segnato l'arresto dell'avanzata araba in Europa occidentale, avvenne a Poitiers, quando il sovrano franco Carlo Martello sconfisse l'arabo-berbero Abd al-Rahman ibn Abd Allah al-Ghafiqi, signore di al-Andalus, il governatorato e poi emirato islamico che occupò la penisola iberica fino al 1492.

Il Regno franco divenne presto il vero protettore della Chiesa cristiana in Occidente e i suoi confini corrisposero in larga parte a quelli della diffusione della religione cristiana. Quindi si trovava stretto a meridione dalla musulmana al-Andalus, a settentrione dai pagani Sassoni.

Contro entrambi questi domini, avrebbe combattuto per larga parte della propria vita il re franco Carlo Magno, futuro imperatore incoronato dallo stesso pontefice, che condusse tra l'VIII e il IX secolo d.C., campagne sanguinose tanto in al-Andalus quanto in Sassonia, dando spunto con la propria opera a due eventi molto controversi e altrettanto famosi, citati nel romanzo science fantasy "Gli Dei del Pozzo" dello stesso autore di questo articolo e avvenuti secondo le fonti nell'arco di pochi anni tra il 778 e il 782 d.C.: il massacro della retroguardia franca a Roncisvalle da parte del signore di al-Andalus e l'esecuzione da parte dei Franchi di migliaia di prigionieri sassoni a Verden.

Il primo episodio è assurto agli onori della letteratura immortale grazie alla Chanson de Roland che narra le gesta di Orlando, paladino di Re Carlo nelle campagne in terra di Barcellona e Saragozza, morto nell'imboscata di Roncisvalle, storicamente con molta probabilità per mano di insorti baschi, nella narrazione letteraria per mano di truppe musulmane. Di seguito riportiamo una traduzione di alcuni passaggi della Chanson a opera di G.L. Passerini, per mostrare nonostante i molti rimaneggiamenti postumi dei versi originali, come si potesse vedere una tale battaglia agli occhi di poeti cristiani:

E pieno di dolore e d'ira; in mezzo
agli affollati Saracini s'apre
con la spada la via; venti ne atterra;
sette Gualtier, cinque Turpin ne uccide.
Gridan forte i Pagani: "Ecco i felloni!
Non un solo ci sfugga; ammazza! ammazza!
Traditor chi si sta, vile chi lascia
scampo a costoro". Cosi stridendo e urlando
i Pagani, la zuffa si riaccende.

Il fatto che i musulmani vengano definiti Pagani e in altri testi dell'epica medievale addirittura adoratori d'idoli, ci mostra quanto poco i contendenti conoscessero le dottrine religiose dei vicini islamici che non solo non avevano idoli, ma neppure veri simboli sacri sotto il cui vessillo combattere, in quanto solitamente usavano bandiere di colori omogenei come il rosso, il nero, il verde, proprio per non confondersi con i pagani con i quali venivano comunque accomunati.

L'espansionismo e la potenza franca, e con essa del Cristianesimo, non furono esercitati solo nel meridione d'Europa, ma anche nel settentrione, con le numerose e sanguinose guerre che avrebbero portato all'assoggettamento dei Sassoni, popolo di stirpe germanica caratterizzato dall'adorazione del Pantheon degli Dei nordici, capeggiati da Odino, chiamato Woden nell'antica lingua sassone.

Valenti guerrieri e indomabili combattenti, più volte i Sassoni furono sconfitti dai Franchi e più volte si ribellarono a essi, in reciproche cruente ritorsioni. Dopo una di queste rivolte, nel 782, nei pressi dell'attuale città di Verden, nell'alta Germania, in prossimità della confluenza tra il fiume Aller e il Weser, Carlo Magno ordinò la decapitazione di 4,500 prigionieri sassoni.

In narrazioni postume si afferma che fu tanto il sangue versato in quell'occasione da rendere rossi i fiumi citati per giorni.

Gli storici sono molto divisi su questo avvenimento, c'è chi addirittura nega che sia avvenuto o che, piuttosto, si sia trattato di una battaglia con migliaia di caduti, ma dall'altra parte vi è chi afferma la piena veridicità storica di quanto narrato nelle poche fonti storiche a disposizione, gli Annali carolingi (vedi Bernard Walter Scholz, Carolingian Chronicles: Royal Frankish Annals and Nithard's Histories, Ann Arbor Paperbacks, 1970), soffermandosi più sulla comprensione di quali furono le ragioni che portarono Carlo Magno a ordinare una tale mattanza di inermi prigionieri. Furono cause politiche o religiose?

Potrebbero esserci concause di entrambi i tipi.

Il mancato giuramento di fedeltà a re Carlo da parte dei prigionieri potrebbe avere avuto un peso preponderante nell'esecuzione, in particolare dopo una rivolta, ma anche la mancata conversione al Cristianesimo degli stessi e la prosecuzione nei propri riti pagani darebbero una giustificazione ragionevole, in un periodo in cui a diversità di stirpe e razza corrispondeva quasi sempre anche una diversità religiosa. Del resto, Eginardo, il biografo di Carlo, ci racconta che la guerra con i Sassoni si concluse davvero solo con la distruzione dei loro idoli e il battesimo di tutti i pagani.

I detrattori di quest'ultima teoria affermano però che sia alquanto improbabile che il massacro sia avvenuto per cause strettamente religiose, in quanto la conversione e il battesimo cristiano, secondo la dottrina generalmente riconosciuta al tempo, non dovevano essere forzati. Come vedremo in seguito, questa stessa dottrina non fermò comunque i battesimi forzati degli ebrei di Germania durante la I Crociata.

"Dio lo vuole!", pellegrinaggi e guerre sante cristiane nel Medio Evo centrale

Il pellegrino e l'armatura, opera ben rappresentante i due possibili movimenti fuori dai villaggi degli uomini medievali - Immagine in pubblico dominio, fonte Wikimedia Commons

Il pellegrino e l'armatura, opera ben rappresentante i due possibili movimenti, pellegrinaggio e guerra, fuori dai villaggi degli uomini medievali.

Dopo i primi incontri-scontri violenti tra musulmani e cristiani, l'assestamento dei confini tra i diversi regni e imperi con religione differente aveva comportato una relativa tregua, se non una vera e propria pace, tra Cristianità e Islam nel X secolo e nella prima metà dell'XI.

Certo, le razzie stagionali di gruppi armati erano molto comuni da una parte e dall'altra, sia in al-Andalus sia in Siria e Anatolia, ma in linea di massima le autorità ecclesiastiche cristiane erano arrivate al riconoscimento che anche uccidere un musulmano (o un ebreo) fosse comunque un peccato. Questa concezione resisteva ancora in alcuni studiosi nel XII secolo, come possiamo leggere nel Libro Penitenziale scritto da Alano di Lille: "Chiunque ha ucciso un pagano o un giudeo dovrà assoggettarsi a una penitenza di quaranta giorni, perché colui che egli ha ucciso è una creatura di Dio che avrebbe potuto essere condotta alla salvezza" (cit. da Jean Richard, La storia delle Crociate, Newton & Compton, 1999, pag. 16).

Si può discutere sulla breve penitenza comminata, ma l'uccisione era decisamente un peccato.

A cambiare piuttosto brutalmente questa situazione intervennero elementi che caratterizzarono la Cristianità per molti secoli e che andremo ad analizzare.

La società medievale dell'Europa Occidentale si era progressivamente chiusa su se stessa, dando origine al fenomeno dell'incellulamento, cioè allo stretto collegamento tra gli individui, le terre su cui vivevano e i signori feudali che li governavano. Viaggiare lontano a quei tempi significava spostarsi di poche decine di chilometri per raggiungere il villaggio più vicino.

Vi erano solo due eccezioni a questa vita isolata ed erano i pellegrinaggi e le guerre.

I pellegrinaggi si intraprendevano per penitenza o per volontà di Dio ed erano lunghi e pericolosi, secondo i canoni del periodo. Ne esistevano di due tipi: interni ed esterni alla Cristianità.

I primi comportavano raggiungere un santuario o un reliquiario in cui fossero conservati i resti di un grande Santo o una reliquia simbolicamente importante. Per esempio, si può dire che i frammenti della vera croce di Cristo sparsi in Europa nel periodo medievale fossero così tanti da far dubitare che bastassero centinaia di croci di legno per produrre tanti pezzi.

Il più importante pellegrinaggio interno era con sicurezza quello verso Santiago de Compostela, all'estremità occidentale dei regni cristiani iberici che resistevano ai musulmani di al-Andalus. Non deve stupire il fatto, visti i precedenti guerreschi di cui si è scritto fino a ora, se il San Giacomo di cui vi sarebbe la tomba a Compostela fosse in seguito definito, secondo l'iconografia medievale, come Matamoros, cioè uccisore di Mori, i musulmani dalla pelle più scura abitanti in al-Andalus, in quanto il Santo sarebbe intervenuto in maniera sovrannaturale nella battaglia di Clavijo, nell'844 d.C., per dare la vittoria ai Cristiani.

In assoluto, comunque, il pellegrinaggio maggiormente desiderato e intrapreso era fuori dai regni cristiani, in direzione di Gerusalemme.

Per diversi secoli, la tolleranza araba nei confronti di questi viaggi aveva limitato al pagamento di un semplice pedaggio le incombenze che pesavano sui pellegrini cristiani.

Tuttavia tra 1072 e il 1084, il Medio Oriente e l'Impero Bizantino furono sconvolti dal sopraggiungere di una popolazione di recente conversione all'Islam, i Turchi selgiuchidi, che in breve sconfissero l'Imperatore bizantino a Manzicerta, obbligandolo sulla difensiva, occuparono Antiochia, la città in cui risiedeva uno dei vescovadi più antichi della Cristianità, e presero possesso di Gerusalemme, espellendo con le buone e più spesso con le cattive, i pellegrini cristiani.

Nel 1095 si tenne il Concilio di Clermont, in Francia, dietro convocazione di papa Urbano II. Tale concilio aveva originariamente una motivazione molto terrena, riguardante la situazione matrimoniale del re di Francia Filippo I che aveva sposato Bertranda di Monfort, nonostante fosse già maritata con uno dei suoi feudatari. Data solo pochi mesi prima una sospensiva alla scomunica in attesa che il re si separasse ufficialmente dalla donna, in mancanza di tale atto, fu pronunciata nei suoi confronti la grave esclusione dalla comunità cristiana.

Tuttavia quello stesso Concilio sarebbe passato alla storia per ben altro che non la scomunica di Filippo I, in quanto rientrava in una lunga serie di altri congressi simili, tutti volti a risolvere la seconda eccezione alla vita isolata a cui si accennava prima: le guerre tra sovrani e feudatari cristiani. La soluzione adottata fu semplice, quanto geniale, cioè convogliare queste energie distruttive al di fuori della Cristianità, contro gli stessi Turchi musulmani che tante preoccupazioni avevano creato.

Uscito dalla chiesa in cui si svolse il Concilio, Urbano II pronunciò un discorso nei confronti dei nobili sulla difesa dei cristiani d'Oriente e sul recupero del Santo Sepolcro caduto in mano ai "pagani". L'incentivo principale allo scontro, secondo il cronista Fulcherio di Chartres, sarebbe stata la promessa della remissione completa dei peccati a tutti coloro che fossero partiti per combattere nella guerra santa contro gli idolatri. E i feudatari del tempo avevano molto da farsi perdonare.

Dalla piazza, la folla arringata avrebbe risposto con una sola voce al grido di "Deus vult", Dio lo vuole.

Si ebbe così anche tra i Cristiani l'escalation da guerra giusta, solitamente difensiva, a guerra santa offensiva, condotta in nome di Dio.

Quella che probabilmente era stata pensata come una spedizione con scopi e partecipanti piuttosto limitati si trasformò invece in un evento di portata epocale che avrebbe segnato direttamente la storia d'Occidente e Oriente per molti secoli a venire, fino alla fine del Medio Evo e anche in epoca moderna. Era cominciata l'era delle Crociate.

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