Libri magici: il Libro Rosso di Appin e il Lemegeton

a cura di Demian Loki

Proseguiamo il nostro viaggio nei libri magici dell'occultismo e dell'esoterismo soffermandoci sul Libro Rosso di Appin e il Lemegeton che, oltre ad aver infiammato la fantasia degli uomini medievali e rinascimentali, sono stati anche alla base di diverse opere di narrativa fantastica.

In questo articolo parleremo di due testi occulti che sono stati utilizzati in opere di narrativa fantastica.

Il primo è il Libro Rosso di Appin.

Ne parlò diffusamente Montague Summers, uno studioso di folklore eccessivamente incline alla superstizione: per esempio, credeva davvero all'esistenza dei vampiri.

Il cerchio e il triangolo necessari all'evocazione dei 72 spiriti elencati nel Lemegeton o Chiave Minore di Salomone, immagine rilasciata sotto Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 2.0 Generico, fonte Wikipedia, utente Solar

Il cerchio e il triangolo necessari all'evocazione dei 72 spiriti elencati nel Lemegeton o Chiave Minore di Salomone.

Tuttavia, bisogna riconoscergli una notevole erudizione. Nel caso del Libro Rosso, le informazioni che riferisce sono attendibili.

In History of witchcraft and demonology del 1926, scrisse che secondo la tradizione il libro era stato rubato al diavolo con un trucco.

Conteneva rune e incantesimi prevalentemente di tipo pastorizio ovvero per curare e proteggere le greggi o, al contrario, per maledirle.

Summers riferisce inoltre che per poter leggere il testo senza incorrere in pericoli mistici era necessario portare un cerchietto di ferro attorno al capo.

Storicamente certo è che una copia del volume stregato appartenne al nobiluomo Stewarts di Invernahyle, ma dal 1946 se ne è persa ogni traccia.

Il Libro Rosso di Appin venne incorporato in una novella non tradotta in Italia, The devil rides out di Dennis Wheatley, in cui serve a evocare il diavolo.

Il Lemegeton, chiamato anche Chiave Minore di Salomone, è invece un testo medievale di cui sono rimaste numerose copie, sia in musei sia in collezioni private.

Il Lemegeton che è conservato in due copie nella biblioteca del British Museum, risale al Rinascimento ed è scritto in un linguaggio misto tra greco, latino ed ebraico.

In merito a questo testo c'è una storia emblematica della confusione fatta dagli stessi occultisti quando cercano di tradurre antichi testi a loro uso e consumo.

Nel 1904, Aleister Crowley, il noto mago soprannominato la Grande Bestia, pubblicò una traduzione dell'opera, a dir poco raffazzonata. Incluse simboli e diagrammi tratti da altri testi, vi inserì un'evocazione demonica in greco risalente al periodo alessandrino, terminò aggiungendo alla fine maledizioni in greco rivolte a MacGregor Mathers, allora direttore della Golden Dawn, la società segreta da cui Crowley era stato espulso.

Il Lemegeton contiene i sigilli che servono a invocare i 72 angeli maggiori. Secondo la tradizione questi simboli erano in possesso di re Salomone. Questo volume è il perno attorno a cui ruota il romanzo di Valerio Evangelisti Il castello di Eymerich.

In tale storia, l'inquisitore Eymerich si reca al castello di Montiel, dove è assediato il re Pietro il Crudele, il quale chiede aiuto all'Inquisizione per risolvere le infestazioni spettrali che si verificano nel maniero.

Il glaciale inquisitore scoprirà che grazie al Lemegeton l'intero castello è diventato un golem. Per contrastarlo, tre domenicani rinnegati, Ramón de Tàrrega, lo stesso Padre Gallus di Neuhaus e lo spirito del vecchio maestro di Eymerich trasfuso in una donna, cercano di evocare i demoni corrispondenti agli angeli del Lemegeton, causando così una guerra ultraterrena tra spiriti benefici e malefici evocati tramite il testo salomonico.

Fonti e letture consigliate

Valerio Evangelisti, Il castello di Eymerich, Piccola Biblioteca Oscar, Arnoldo Mondadori Editore, 2004; Montague Summers, History of witchcraft and demonology, 1926.

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